Le Interviste di ROBERTO SARDELLI Intervista a Paride Grillo |
02
febbraio 2005 La
stagione ciclistica è appena iniziata, e nel recente Tour
Down Under, la breve corsa a tappe australiana, è balzato
alle cronache un giovane neoprofessionista della CERAMICA
PANARIA: il comasco Paride Grillo. Senza troppi timori
reverenziali, ha dato vita a sprint esaltanti contrastando
in diverse occasioni
l?australiano Robbie McEwen, una delle ruote più
veloci del gruppo.
Paride,
a giudicare da quello che sei riuscito a fare in terra
australiana nel Tour Down Under e tenuto conto della tua
giovane età, si può dire che ci troviamo davanti ad un
grande protagonista delle volate per i prossimi anni.
Sei stato veramente bravo a contrastare McEwen, un atleta
che oggi fa parte della élite dei velocisti.
Per
me è stato sicuramente importante far bene da subito,
anche se magari non ho vinto.
Quando
però mi sono trovato a lottare negli sprint con un campione
come McEwen, ho cercato e sperato di poter raggiungere
una vittoria di tappa. Ero partito con l'intento di far
bene, ma ero anche consapevole che pur avendo svolto un
buon allenamento a casa, sarei andato lì con una condizione
inferiore rispetto ai corridori australiani, McEwen, Allan
Davis, Stuart O'Grady, che avevano potuto svolgere migliori
allenamenti di me grazie alla temperatura che in quell?emisfero
segnava 30 gradi già a dicembre. Invece devo dire che
mi sono trovato subito bene e non ho avuto problemi con
il caldo.
Alla
seconda tappa ti sei subito piazzato al secondo posto
dietro a McEwen. Descrivi la volata.
Purtroppo
sono partito abbastanza lungo e mi è andata male perché
avevo Mc. Ewen alla mia ruota e negli ultimi metri mi
ha saltato. Diciamo che poi ho rischiato di vincere l'ultima
tappa, ma purtroppo ho fatto un errore che ha compromesso
il mio risultato.
Quale
errore?
Nell'ultima
tappa la squadra avrebbe dovuto cercare di aiutare Brown,
che stava andando molto bene e che tra l'altro correva
in casa. A sua disposizione erano stati disposti sia Bongiorno
che Lancaster. A me Reverberi aveva dato la possibilità
di fare la volata in proprio e nelle fasi finali ero rimasto
alla ruota di McEwen. L'australiano però è uscito molto
tardi, quando mancavano meno di 200 metri all'arrivo che
era posto in prossimità di un piccolo strappo. Ho provato
ad uscire ma forse ho aspettato un po' troppo e sono riuscito
ad arrivargli a mezza ruota, facendo ancora una volta
secondo. Mi è sicuramente rimasto il rimpianto che forse
impostando la volata in modo diverso, con meno attendismo,
avrei potuto vincere. Comunque McEwen è sempre stato il
mio idolo, l'ho sempre seguito in televisione ed essere con
lui spalla a spalla a contrastarlo negli sprint, è per
me motivo di grande soddisfazione.
Si
è parlato però di qualche screzio fra te e Mc. Ewen, durante
la corsa. Che cosa è successo?
Alla
seconda tappa ho sentito dire che lui ha detto in un'intervista
che ha avuto difficoltà a saltarmi perché mi sono spostato
ed ho provato a chiuderlo, però a me non è sembrato. Se
l'ho fatto, è stato sicuramente un gesto involontario.
Quando sei a 20 metri dall'arrivo e sei in testa, può
venire il gesto istintivo di spostarsi per difendere la
posizione.
Comunque
McEwen non ha mai parlato con me direttamente a proposito
di questo episodio.
Però
anche ad un traguardo volante sembra ci sia stata un po'
di polemica tra di voi.
Mc.
Ewen ha un modo di fare le volate completamente diverso
rispetto a Petacchi o Cipollini. Mentre questi due prediligono
la volata in progressione, l'australiano cerca di sfruttare
il più possibile le ruote degli avversari per uscire poi
in un tratto molto breve dove sfodera la sua esplosività.
A chi ti sembra di assomigliare di più?
Credo
di essere una via di mezzo. Ritengo di essere anch'io
esplosivo, non certo ai livelli di Mc. Ewen, anche perché
sono ancora giovane e devo crescere. Da dilettante quando
stavo bene sono riuscito a vincere sia partendo dai 400
metri che uscendo soltanto a 50 metri dal traguardo. Tra
i Professionisti, avendo appena iniziato, non ho molti
punti di riferimento.
La
tua squadra la CERAMICA PANARIA aveva deciso di anticipare
la trasferta australiana, per consentire agli atleti di
fare un po' di adattamento. Pensi sia stata una scelta
opportuna?
Sicuramente
sì, mi ero allenato molto bene a casa, ma purtroppo la
durata delle uscite contrastava sempre con le temperature
molto basse che trovavo nella mia zona. Io vivo ad Appiano
Gentile, nei pressi di Como. Ambientarsi al clima australe
è stato molto importante. Appena arrivato mi sono addirittura
ustionato dal sole, il termometro segnava oltre 40 gradi.
Poi per fortuna dal 12 gennaio, il clima torrido si è
un po' affievolito e le temperature sono sempre oscillate
intorno ai 30 gradi. Da tenere presente comunque, che
in quei luoghi il clima è molto secco e il caldo è più
sopportabile che altrove.
Nel
corso della terza tappa, quella nella quale se ne è andato
un drappello di 26 corridori, lasciando il gruppo a più
di mezz'ora, tu sei stato lesto ad inserirti tra i fuggitivi.
Pensi che questa tua reattività fosse dovuta ad una condizione
fisica già avanzata?
Sì,
comunque io anche tra i dilettanti partivo sempre molto
forte. Già a febbraio alle prime gare ho sempre avuto
una buona gamba. Quella fuga è andata via perché c'era
molto vento, si è creato un ventaglio che ha rotto il
gruppo. Penso che un po' per fortuna, un po' per accortezza,
sono riuscito ad esserci dentro anch'io.
Praticamente
in questa corsa hai sempre cercato di correre in testa,
per giocarti qualche sprint ai traguardi volanti.
Essendo
alla seconda tappa messo molto bene in Classifica Generale,
con pochi secondi di distacco dai primi, pensavo che se
avessi conquistato anche qualche secondo di abbuono agli
sprint intermedi, avrei potuto indossare la maglia di
leader, magari anche solo per un giorno. Purtroppo però
è andata male, perché se ne sono andati via Sanchez Gil
e Van Summeren, che con quell'attacco mi hanno un po'
escluso dai giochi della classifica a tempi. Poi comunque,
Sanchez Gil è stato bravissimo perché ha saputo confermarsi
alla quinta tappa, quando la sua squadra la Liberty Seguros,
l'ha fatta veramente da padrona, mettendo quattro dei
suoi uomini ai primi quattro posti dell?ordine d?arrivo.
Siete
quasi coetanei, lo spagnolo compirà 22 anni il prossimo
novembre mentre tu festeggerai il tuo compleanno il prossimo
23 marzo. Lo conoscevi già? Che cosa puoi dirci di lui?
No,
non lo conoscevo. È andato veramente fortissimo ed aveva
una gamba eccezionale. Ho avuto modo di parlare con lui
e mi ha confessato di avere già percorso 8000 chilometri.
Credo possa diventare un protagonista per le gare a tappe.
Era magro, molto magro. Alla penultima tappa ha fatto
lui la differenza andandosene su di una salita lunga circa
quattro chilometri insieme al suo compagno di squadra
Contador Velasco .
Il
tuo debutto nella compagine di Reverberi, risale però
allo scorso settembre, quando debuttasti in Inghilterra.
Sì,
con Reverberi firmai un pre-contratto già due anni fa,
quando svolgevo la mia attività di corridore dilettante
alla CERAMICHE PAGNONCELLI. Con la maglia arancione della
CERAMICA PANARIA ho esordito lo scorso anno al Giro d'Inghilterra,
dove alla terza tappa riuscii ad essere secondo dietro
ad un campione come Tom Boonen. Non è che avessi un'ottima
condizione, però ottenni anche altri piazzamenti. Adesso
spero di festeggiare presto la mia prima vittoria tra
i pro.
Quando
si parla di velocisti italiani, oltre ai nomi di petacchi,
Cipollini e Quaranta, sarà allora il caso di inserire
anche il nome di Paride Grillo. Dove farai il tuo debutto
in Italia?
Il
prossimo 6 Febbraio a Donoratico al G.P. DEGLI ETRUSCHI.
Speriamo di far bene! Luca Paolini che abita dalle mie
parti e con il quale mi alleno spesso, mi ha detto che
il percorso seguirà le strade sulle quali pedala di frequente,
in compagnia del suo capitano Paolo Bettini.
Dopo
Donoratico, quale sarà il Tuo programma?
Dovrebbe
essere: Laigueglia, Tirreno-Adriatico e se ci fosse anche
la la Milano-San Remo, sarebbe per me il coronamento di
un sogno.
Qual
è il tuo rapporto con la salita? Ti fa paura l'ascesa
della Cipressa nella Classicissima?
La
San Remo mi piacerebbe moltissimo correrla, a prescindere
dal risultato.
Comunque,
tra i dilettanti ero il velocista che teneva di più in
salita. In particolare, come ho già detto, ad inizio stagione
quando ho sempre una buona condizione, riesco a tener
bene sulle salite di tre, quattro chilometri.
Quella
tenuta, che ti consente di giocarti poi la corsa in volata?
In
teoria sì. Anche al Tour Down Under in salita non sono
andato male ed alla fine ho concluso all'8° posto della
Classifica Generale. |
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