Le Interviste di ROBERTO SARDELLI

 Intervista a Giuliano Figueras

17 gennaio 2005

Finalmente, dopo tanto parlare, è di questi giorni la notizia che Giuliano Figueras è entrato a far parte del team LAMPRE CAFFITA. Tenuto conto delle sue caratteristiche, il ruolo che dovrà svolgere non sarà marginale, ed all’età di trent’anni, forte delle esperienze sin qui acquisite, l’iridato under 23 di Lugano 1996, cercherà di raggiungere il massimo risultato nelle gare più prestigiose del calendario.

 

Giuliano, innanzitutto complimenti! Si sono sentite tante voci sul tuo futuro in quest’inverno e poi come previsto sei approdato in uno squadrone, la LAMPRE CAFFITA.

Io già nello scorso giugno avevo firmato con il team di Claudio Corti che faceva capo allo sponsor SAECO, il quale nel frattempo si è allontanato dal ciclismo e quel gruppo sportivo si è poi fuso con quello della LAMPRE.

 

 

Perché allora la notizia è stata ufficializzata soltanto adesso?

Perché si è voluto cercare di approfondire e di comprendere con maggior chiarezza quella che è stata presentata come la “CARTA ETICA DEL PRO TOUR”.

È un documento non troppo chiaro nel quale sembrava intendere che chi avesse già scontato una pena sportiva non poteva prendere parte alle prove PRO TOUR.

Poi successivamente è stata approfondita la questione e siamo potuti pertanto arrivare alla firma del contratto nella giornata di martedì 11 Gennaio.  

 

Però in questi mesi era trapelato anche il nome della SAUNIER DUVAL.

Sì, perché a seguito della fusione potevano cambiare i piani strategici del team in quanto si presentava un problema di sovraffollamento essendoci complessivamente troppi corridori. Il sottoscritto perciò, era stato temporaneamente messo da parte ed ecco che nel frattempo scaturivano per me altre richieste tra cui quella della squadra spagnola.

 

A questo punto ti appresti in definitiva a tornare in uno squadrone; bisogna tuttavia dire però che hai già provato un’esperienza simile al tuo debutto in MAPEI. In quell’occasione però il tuo adattamento non si rilevò poi troppo ottimale.

Bisogna però valutare attentamente il periodo. Ero giunto alla MAPEI appena uscito dal dilettantismo e per me quello rappresentava un mondo del tutto nuovo. Certamente all’interno del team c’erano grandi campioni e ritagliarmi uno spazio era di per sé un’impresa abbastanza difficile. Comunque sia, riguardo al fatto di aver cambiato squadra, tutto partì da un’idea dei vertici MAPEI.

 

Ti venne chiesto di cambiare squadra?

Mi venne chiesto di fare quello che spesso si fa nel calcio e cioè di parcheggiarmi in una squadra più piccola per una anno. A quel punto però preferii entrare a far parte al 100% nel team di Reverberi, senza alcuna clausola che mi vincolasse alla vecchia squadra.

 

Lì come ti sei trovato?

Molto bene, anche se però il periodo trascorso alla PANARIA ha coinciso con un momento particolare della mia vita nel quale ho avuto un’infinità di problemi che non mi hanno consentito di rendere come avrei voluto e come le mie potenzialità mi avrebbero permesso.

Vicissitudini di vita legate al periodo di squalifica; la morte di mio padre e la successiva malattia di mia madre, ora per fortuna risolta, mi hanno condizionato sia fisicamente che psicologicamente.

 

L’anno scorso avevi finalizzato molto in funzione Giro d’Italia e sei stato brillantissimo sino alla tappa di Falzes, dopodiché è sopraggiunta una indisposizione che ti ha costretto al ritiro. Nella nuova squadra sembra però che il tuo ingaggio sia strumentale alle gare in linea.

Riguardo al Giro dello scorso anno,  mi sono imbattuto purtroppo in una infezione di natura virale dalla quale mi sono ripreso molto lentamente. Il mio obiettivo sarà comunque di andar forte nelle classiche, quelle gare che sino all’anno scorso erano valide come prova di Coppa del Mondo.

 

Dovremo allora dimenticarci di Figueras ben piazzato nella Classifica Generale di una grande gara a tappe?

Non è detto. Adesso sinceramente non conosco ancora il programma e non so quali saranno i grandi Giri che disputerò; potrei anche svolgere un finale di stagione in cui mi sia consentito di correre una Vuelta con ambizioni di classifica.

Ripeto, sono solo supposizioni perché sono appena arrivato alla LAMPRE CAFFITA e non abbiamo avuto ancora modo di approfondire il programma. Comunque quest’anno vorrei tornare ad essere il Figueras di qualche anno fa, più veloce ed esplosivo. Del resto ho visto che nelle gare a tappe pur essendo competitivo mi manca ancora qualcosa a cronometro e se non sei forte su quel terreno, difficilmente riesci a salire sul podio.

 

Del resto puntare ai grandi Giri, preclude una preparazione specifica e magari anche la rinuncia ad essere competitivo nelle gare in linea, dove invece puoi far bene.

Certamente. Gli ultimi anni alla PANARIA è stato un po’ diverso perché la squadra puntava sempre sul sottoscritto per cui in tutte le gare alle quali prendevo il via dovevo essere competitivo. Questo, se per un certo aspetto poteva sembrare circostanza positiva, dall’altro comportava che non raggiungessi mai una condizione ottimale al cento per cento.

Quest’anno invece mi sarà magari chiesto di partire subito forte ad inizio stagione, ma poi  al Giro potrò essere di supporto a Cunego e Simoni, senza per questo pretendere da me, uno stato di forma particolare. Essere anche all’ottanta per cento potrebbe già andar bene.

 

Parlando allora di grandi appuntamenti, ti possiamo già aspettare protagonista alla Milano San Remo? Del resto in occasione della vittoria di Cipollini nel 2002, tu eri in fuga nel finale con Bettini e fosti raggiunti a meno di 500 metri dal traguardo.

A me piacerebbe tantissimo, la Sanremo è però diventata una corsa troppo veloce e negli ultimi anni si fa un po’ fatica a fare la differenza.

 

Quest’anno si sente dire che potrebbero essere inserite due salite nuove sul finale per rendere un po’ più dura la gara.

Se la prova ne esce un po’ più dura, a me va bene! Penso che vada bene anche a tutti quei corridori che non vogliono il volatone del gruppo. Staremo a vedere!

 

Per quanto riguarda le corse del Nord, quali sono quelle che dovresti disputare?

Dovrebbe trattarsi delle classiche delle Ardenne, in primis Liegi ed Amstel e forse anche la Freccia Vallone, corse queste forse più adatte a me rispetto a quelle della prima parte.

Penso comunque che potrei dire la mia anche al Fiandre, ma sembra comunque che quest’anno non dovrei farlo.

 

Dal colloquio ed anche analizzando il contesto della squadra, è inevitabile che il tuo nome si ponga di diritto come il più autorevole e quello più indicato per le gare in linea.

Essendosene andati corridori come Celestino, Di Luca e Astarloa, i dirigenti del team mi hanno voluto affinché ricoprissi un ruolo importante per le prove di un giorno. Cercherò di fare di tutto per ripagarli della fiducia accordata. Non bisogna però dimenticare che Cunego ha già dimostrato di poter vincere su qualsiasi terreno ed alle classiche delle Ardenne saremo vicini al Giro d’Italia e Damiano potrebbe già essere competitivo in quel periodo.

 

Non si è sempre detto che se si vuole puntare al Giro, alla Liegi la condizione deve essere buona, ma non ottima?

Con la classe che si ritrova e che ha dimostrato, penso che un Cunego all’ottanta per cento potrebbe dire la sua a Liegi. Non dimentichiamo che ha un’ottimo spunto veloce ed anche presentandosi all’arrivo con un gruppo ristretto, sarebbe un corridore difficile da battere.

 

Ripercorrendo la tua carriera, qual è il tuo rimpianto maggiore rivolto ad un risultato che sei andato vicino a cogliere ma che ti è sfuggito.

Certamente il Giro di Lombardia del 2001, quando fui battuto da Di Luca.

 

Che cosa ti mancò in quella circostanza?

Purtroppo la ruota posteriore scivolò sul pavé agli ultimi 60 metri e compromise la mia volata. Sono cose che in corsa succedono.

 

Per concludere, una riflessione. Che cosa hai provato dopo che da Under 23 eri stato un po’ il paladino della lotta al doping, quando ti sei calato nelle vesti di imputato ed hai subito una condanna sportiva a seguito di un procedimento nei tuoi confronti?

É chiaro che le sensazioni che ho provato sono state brutte, non lo nego. Ho commesso uno sbaglio e per questo ho pagato. Può sembrare assurdo quello che dico, ma credo di aver assunto un ruolo che non mi compete. Sono stato trovato con una sostanza che poi alla fine non è una di quelle che fanno tanto parlare i media. A quel punto però, mi trovavo nelle vesti di imputato quando magari ero stato io uno dei primi a mettere in guardia le autorità.

Purtroppo nella vita si sbaglia ed ho sbagliato anch’io, adesso però voltiamo pagina e speriamo che il 2005 sia per me l’anno degli esami e che io venga promosso a pieni voti.

 

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