Le Interviste di ROBERTO SARDELLI Intervista a Filippo Pozzato |
15 dicembre 2004 In un ambiente che per certi versi gli ricorderà quello MAPEI,
al quale affidò la sua crescita ed evoluzione di atleta e
di uomo, Pozzato vuole dimenticare l’esperienza non
troppo positiva degli ultimi due anni, dove le incomprensioni
con il tecnico romagnolo Giancarlo Ferretti ne hanno
sicuramente limitato il rendimento. Filippo, Tu avevi referenze eccezionali
nella categoria juniores e proprio per questo i Dirigenti
dell’allora MAPEI QUICK STEP decisero di prelevarti per evitare
il passaggio tra gli UNDER 23 e gestire la tua crescita atletica
con il loro staff tecnico. Sì, sono passato professionista
nell’anno 2000 cimentandomi in gare di categoria minore, in
un contesto di partecipanti che erano perlopiù giovani come
me. Una scelta quella della MAPEI
che si è dimostrata azzeccata alla luce di quello che hanno
fatto poi vedere atleti che hanno vissuto la stessa mia esperienza:
Rogers, Sinkewitz, Cancellara. Un’ottima politica che si è
però poi esaurita perchè nel 2002 la MAPEI ha lasciato il
ciclismo.
Finita dunque l’era MAPEI tu hai
deciso di difendere i colori FASSA BORTOLO, un team tra i
leader del movimento ciclistico. Sì, la mia scelta allora era in
bilico tra la FASSA BORTOLO e la QUICK STEP, ma dato che era
mia intenzione svolgere attività prevalentemente in Italia,
preferii il team trevigiano; per la prossima stagione ho voluto
però cambiare e optare per il gruppo che avrei dovuto scegliere
già due anni fa. Nell’anno 2003 quando hai cominciato
a svolgere una vera e propria attività professionistica ed
a correre le gare più prestigiose del calendario, sei partito subito alla grande, collezionando
successi uno dietro l’altro. Vuoi ricordarceli? Vinsi subito a febbraio il TROFEO
LAIGUEGLIA e subito dopo in successione il GIRO DELL’ETNA,
la seconda tappa Sabaudia-Tarquinia alla TIRRENO-ADRIATICO e la Classifica Generale della TIRRENO-ADRIATICO. Alla vigilia della MILANO-SAN
REMO del 2003, il nome di Pozzato era elencato tra i possibili
vincitori della “Classicissima”.
Sì, avevo un ottima condizione
e quando mi capitò l’incidente sulla discesa della Cipressa
mi trovavo con i migliori, poi putroppo mi cadde davanti un
corridore e la sua bicicletta buttò giù anche me. Quell’incidente ti impedì forse
di far bene alla Classiche del Nord. Anche quest’anno però,
chi ti aspettava in primavera protagonista sulle strade del
Belgio è rimasto deluso. È stata forse sbagliata la preparazione
invernale? No, non è stato un problema di
preparazione. Nel 2003 subivo ancora i postumi della caduta
nella Milano-Sanremo, ero stato 10 giorni senza andare in
bici, avevo ripreso che avevo sempre i 13 punti all’interno
del muscolo ed era quindi abbastanza improbabile andar forte. Nel 2004 invece, io avrei voluto
correre molto di più nel periodo che precede la “Classicissima”
ed invece le strategie dei tecnici FASSA BORTOLO mi hanno
fatto correre pochissimo, poi sullo slancio dei successi ottenuti
in terra ligure ad inizio di stagione con il GIRO DI LIGURIA
ed il G.P. LAIGUEGLIA, ho voluto prendere il via al GIRO DELLA
PROVINCIA DI LUCCA benché mi fossi presentato alla vigilia
con 39° di febbre. La pessima stagione che abbiamo trovato
in quella breve corsa a tappe non ha fatto che peggiorare
la mia condizione. Del resto, volevo fare chilometri
prima della MILANO-SANREMO e volevo sfruttare le poche occasioni
che mi avevano lasciato. Con il senno di poi devo riconoscere
che correre con lo stato febbrile addosso è stato un errore. Era tre anni che non mi ammalavo
e quest’anno mi sono invece ammalato tre volte. Lasci comunque intendere che in
questi anni ci sono state delle incomprensioni con il tuo
Staff tecnico. Il mio punto di vista non corrispondeva
con quello di Ferretti. Abbiamo provato ad andare d’accordo
su specifica volontà del Signor Fassa. Già alla fine del 2002
avrei voluto venir via da quel team proprio a causa delle
incomprensioni che avevo con il tecnico; il Signor Fassa teneva
molto a me ed ha voluto che rimanessi. Poi invece le incomprensioni
sono proseguite e benchè avessi un contratto di tre anni che
mi legava sino al 2005 compreso, mi ha lasciato andare. È vero che al momento della recessione
del Contratto, Giancarlo Ferretti voleva importi delle penalità
ed è stato il Sig. Fassa a decidere invece di lasciarti libero
senza che questo comportasse per te alcun aggravio. Sì, lo confermo. I rapporti con
il Sig. Fassa sono stati e sono tuttora ottimi. Con me si è sempre comportato
da vero signore. Come ho gia detto, quando a inizio stagione
avevo già manifestato la volontà di andarmene, mi aveva chiesto
di restare promettendomi di fare il punto della situazione
dopo il Tour e di valutare in quel momento eventuali decisioni
da prendere. Con le Olimpiadi siamo andati un po’ oltre, ma
quando ho espresso l’idea di voler cambiar squadra, ha mantenuto
la sua parola senza intralciare le mie volontà. Fosse stato
per lui sarei rimasto ancora e sono comunque onorato di poter
vantare la sua stima e la sua amicizia. Ferretti
ha dimostrato in molte situazioni di pretendere e di possedere
una squadra a completa dedizione alla causa di Petacchi. Però
un corridore come
Flecha ha saputo ritagliarsi spazi da protagonista al TOUR
DE FRANCE, al G.P. DI ZURIGO ed al GIRO DEL LAZIO. Non credi
che le possibilità per emergere ci sarebbero state lo stesso
anche per te? Flecha ha potuto fare la sua corsa
e vincere una tappa al Tour dopo che Petacchi si era ritirato
ed era tornato a casa. A Zurigo ed al Giro del Lazio Alessandro
non era tra i partenti ed è ovvio che qualcun altro dovesse
far la corsa. È chiaro comunque che su percorsi
un po’ più vallonati con qualche salita, le strategie di Ferretti
fossero orientate su altri corridori più adatti di Petacchi
per quei tipi di percorso. Non è con questo che io voglia
sostenere che la mia posizione o le mie idee fossero giuste
e quelle del tecnico no; abbiamo avuto dei punti di vista
diversi, ma spero che entrambi seguendo la propria strada
e le proprie convinzioni, si possa comunque ottenere dei buoni
risultati. Attendersi magari, Filippo Pozzato
competitivo nella grandi gare a tappe? Non credo. Perlomeno fino a 28
anni ai grandi “Giri” non voglio neanche pensarci; penso invece
che opterò per le brevi gare a tappe dove ho già raccolto
tra l’altro un successo importante con la TIRRENO-ADRIATICO
del 2003 e ritengo anche di essere abbastanza adeguato per
le gare in linea. Tu possiedi ottime doti di “cronomen”;
molti tuoi colleghi e coetanei si sono lamentati di non aver
svolto tra le categorie minori un’opportuna attività per questo
tipo di gare; nel tuo caso invece, che cosa puoi dirci? Ho sempre coltivato sin da piccolo
preparazioni specifiche per ottenere buone prestazioni a cronometro.
Aldilà della dote, ho sempre creduto che fosse importante
avere requisiti per questo tipo di gare. Anche negli anni
MAPEI ho continuato a sviluppare allenamenti specifici; poi
purtroppo in questi due anni con la FASSA BORTOLO sono state
perseguite altre logiche di preparazione e questa mia attitudine
ha forse perso qualcosa, ma proprio di recente con lo staff
tecnico QUICK STEP si è parlato
di tornare a prepararsi specificatamente per vedere di ottenere
ancora buoni risultati nelle prove contro il tempo. Filippo Pozzato competitivo nelle
cronometro, potrebbe fare la differenza nelle brevi corse
a tappe. Certamente, i distacchi che si
riescono ad infliggere agli avversari nelle cronometro delle
brevi corse a tappe sono importantissimi e molto spesso determinanti
nella Classifica Generale. Non sempre difficoltà altimetriche
ed abbuoni riescono a fare questa differenza. Per
quanto riguarda invece le corse in linea, soffermandoci magari
su quelle storiche di inizio stagione, su quali ritieni di
essere più tagliato?
Credo che nessuna mi sia preclusa;
forse adesso come adesso la FRECCIA-VALLONE e la LIEGI-BASTOGNE-LIEGI
sono ancora un po’ troppo dure per me, ma con la crescita
spero di adeguarmi anche a queste. Quindi al momento, strizzi l’occhio
più alle classiche del pavè che non a quelle delle Ardenne. Sì, senza però trascurare la Milano-Sanremo
che è una delle classiche che più mi piace. Alla Milano-Sanremo del 2004,
le strategie di squadra erano improntate su Petacchi perchè
a te mancava la condizione, oppure per precisa volontà del
tecnico? Chi
ha visto quella corsa e capisce di ciclismo, avrà sicuramente
notato che nel finale, io ho tirato anche quando doveva tirare Vandenbroucke.
Quello che è mancato è stato Petacchi. Personalmente
io avevo detto il giorno prima di essere onesti tra di noi
e di dirci in corsa le effettive sensazioni. Lui quel giorno
ha sempre detto di sentirsi bene ma visto la volata che ha
fatto in Via Roma viene da pensare che troppo bene non stesse.
Per quanto mi riguarda, alla vigilia avevo promesso che se
c’era Alessandro davanti gli avrei tirato la volato e così
ho fatto. Anche alla QUICK STEP troverai
comunque una figura carismatica come Paolo Bettini, Campione
Olimpico e vincitore di tre edizioni di Coppa del Mondo Bettini è sicuramente il leader
carismatico della nostra squadra, però non è il solo; ci sono
infatti Boonen, Moreni, Paolini, Nuyens, per fare solo qualche
nome. Sicuramente siamo un bel gruppo
e se come penso ci sarà armonia, credo che tutti insieme potremo
far vedere grandi cose. Del resto, penso che la QUICK
STEP abbia ereditato quella che era la filosofia MAPEI ed
anche in quel contesto grandi campioni come Museeuw, Bartoli,
Tafi, Ballerini, riuscivamo ad avere unità di intenti e raggiungere
traguardi eccezionali. Se sfrutteremo bene tutti insieme
le nostre potenzialità potremo toglierci tante belle soddisfazioni.
I problemi ci saranno magari per le altre squadre! Nell’ultima stagione 2004 aldilà
delle incomprensioni, al Tour de France
hai ottenuto una prestigiosa vittoria nella settima
tappa: Châteaubriant - Saint-Brieuc. Vuoi ricordarci come
è maturato questo tuo successo? Diciamo che è stata una bellissima
vittoria, la parentesi sicuramente più felice di tutta la
stagione. Io il corridore più giovane del Tour, ero riuscito
a vincere una tappa. Sinceramente non era cosa da poco. Ero
riuscito a battere in volata i miei compagni di fuga Flores
e Mancebo. Eravamo andati via precedentemente con altri uomini
tra i quali Bettini, Scarponi e Brochard. Ci trovavamo in
Bretagna lungo la costa, su un percorso per niente facile,
fatto di continui saliscendi e con un vento laterale che aveva
rotto il gruppo in più tronconi. Una tappa sicuramente molto
difficile da interpretare. Dove tu però ti eri trovato perfettamente
a tuo agio. Un percorso così toglieva dai
giochi i velocisti puri e su finali di quel genere anch’io
posso sinceramente dire la mia. La condizione che avevo era
buona ed era già da qualche giorno che arrivavo con i primi.
Magari avevo un po’ di paura a causa le frequenti cadute che
si verificavano; anche il giorno precedente ad Angers, nella
tappa vinta da Boonen, avevo fatto un gran numero; il problema
fu che a causa di una caduta mi trovai per troppo tempo davanti
esposto al vento e ai duecento metri quando dovevo partire,
ero provato e nella volata non andai oltre all’undicesimo
posto. Il ciclismo internazionale sta
attraversando una fase di ricambio generazionale. Ai campioni
già affermati si stanno affiancando giovani talentuosi che
presto vedremo come sicuri protagonisti. In Italia la parte da leone la
stanno facendo gli atleti veneti: Pozzato, Cunego, Sella. Credo che bisognerebbe parlare
soprattutto di Cunego. Damiano quest’anno ha vinto tutto ed
è proprio lui che è leader della classifica U.C.I. Per quanto concerne Sella ed il
sottoscritto, siamo ancora a livello di promesse e speriamo
soltanto di aver modo di dimostrare il nostro valore. Credo comunque che tutti vi riconoscano
qualità indiscusse e l’interesse che gravita attorno a voi
è determinato dalla stima che molti addetti ai lavori nutrono
nei vostri confronti. Che ricordi hai di quando correvi
insieme a questi tuoi conterranei tra gli juniores ? Almeno
per me, i ricordi sono belli, perché li battevo sempre. Il
problema è che adesso tra i prof., nella categoria che conta,
non riesco più a batterli. Comunque più che Sella, i rivali
siamo sempre stati io e Cunego, già nella categoria allievi. Sella ha incominciato a crescere
da juniores ed ha continuato facendo cose eccellenti anche
tra i dilettanti. Cunego poi è esploso alla grande
nel 2004, facendo un salto di qualità incredibile, segno che
ha raggiunto una maturità psico-fisica di alto livello. Complimenti a lui perché è andato
veramente forte. Veniamo allora ai programmi per
la stagione 2005. Partirò a gennaio dal 18 al 23
in Australia con il Tour Down Under, poi vedremo di arrivare
bene alla Tirreno-Adriatico attraverso il Giro del Mediterraneo
e il Trofeo Laigueglia, per essere competitivo alla Milano-Sanremo. A quel punto tireremo un po’ le
somme, vedremo com’è la condizione e stabiliremo il prosieguo
della stagione. È ancora tutto da decidere, se optare per
il Giro oppure per il Tour. Quale delle due corse a tappe
preferiresti correre? Il Giro d’Italia. Non l’ho mai
corso e mi piacerebbe correrlo per capire un po’ com’è. Ovviamente
non curerei la classifica generale, ma cercherei principalmente
di fare esperienza e di approfittarne magari in qualche tappa.
Non hai parlato delle classiche
del Nord. Non sono previste nel tuo programma? Se farò il Giro, salterò qualche
classica. È molto probabile che corra il Giro delle Fiandre
mentre è sicuro che salterò la Parigi-Roubaix. Non ti accattiva l’idea di correre
la classica del pavè? Cancellara che è cresciuto con te, al
suo debutto si è subito comportato molto bene. |
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Roberto
Sardelli con Filippo Pozzato
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