Le Interviste di ROBERTO SARDELLI

 

INTERVISTA a Yaroslav POPOVICH

L'analisi dell'ultima stagione e gli errori commessi - Il 2005 insieme a Lance Armstrong e Paolo Savoldelli - "voglio essere protagonista nuovamente al Giro e sfidare la supremazia di Cunego; partecipare al Tour per fare esperienza e combattere con grinta per diventare un grande campione"

 

Yaroslav POPOVICH5 novembre 2004 - Yaroslav, il prossimo anno passerai dunque alla corte di Lance Armstrong nel nuovo team “DISCOVERY CHANNEL”. Puoi dirci come è maturata questa scelta tra una serie di opzioni che un campione come Te aveva inevitabilmente a disposizione?

Quest’anno è stato un anno un po’ particolare; io non sono andato come avrei voluto e forse anche la squadra non era tra le più forti. Ho chiesto così a Colnago se c’era la possibilità per rinforzarsi e dopo un po’ Ernesto mi ha detto che aveva parlato con gli sponsor in Belgio ma doveva riferirmi che era un progetto un po’ difficile e che non c’erano troppe prospettive. Così mi sono messo sul mercato e tra le varie offerte che ho ricevuto, tra le quali anche quella della FASSA BORTOLO, ho preferito accettare quella del Team di Armstrong, che reputo il team più forte al mondo e penso che da un’esperienza così, a fianco di un grande campione, avrò modo di imparare tante cose.

Pensi che il Tuo quartier generale resti nella zona di Pistoia o prospetti di trasferirti?

Sì sicuramente, penso di restare in quel di Quarrata, non ci sono particolari problemi. Qui mi trovo bene per l’ambiente e le amicizie. Del resto quello che importa è stare nei pressi di un aeroporto, poi può andar bene qualsiasi posto.

Aldilà dei rapporti professionali, coltivi già amicizie con qualcuno degli uomini di Bruynel?

Un po’ con tutti ma solo a livello professionale; certo, una volta che dovevo intraprendere questa decisione è capitato di consultarmi con Ekimov, per comprensibili affinità geografiche e linguistiche.

È ovvio che ora è troppo presto per parlare di programmi per l’anno 2005, ma puoi già dirci a grandi linee su che cosa dovrebbe essere impostata per te la prossima stagione?

Sì, adesso è un po’ presto per dire ma a grandi linee dovrebbe essere impostata sul Giro e sul Tour. Per quanto riguarda il Giro, cercheremo di correrlo da protagonisti, sia io che Savoldelli.

Paolo tra l’altro lo ha già vinto nel 2002 ed è ovvio che voglia tornarci da protagonista. Anch’io sono molto legato a questa corsa che mi ha lanciato e dopo l’appannamento di quest’anno, terrei molto a far bene.

Yaroslav POPOVICHAl Tour invece, sarà per me un debutto assoluto dove sarà molto importante acquisire esperienza.

Nel corso dell’anno 2004 non ti si possono certo negare i progressi che hai fatto nelle prove contro il tempo. Anche nell’ultimo Giro d’Italia pur non segnando il miglior tempo nella tappa di Trieste, hai ottenuto un’ottima performance che ti ha consentito di indossare la maglia rosa. Come giustifichi invece qualche appannamento riscontrato sulle grandi salite?

Quest’anno mi è mancata la preparazione per l’inizio stagione ed ho pagato in seguito. Ho avuto problemi burocratici con “Visto” e “Permesso di Soggiorno”, non mi sono allenato bene. Sono dovuto andare in giro per ambasciate ed è stato un problema continuo. Prima ho trovato chiuso in Italia a causa delle festività natalizie; poi sono andato in Ucraina ed anche lì era tutto chiuso per festività; da noi arrivano dopo che in Italia. Sono stato venti giorni senza allenarmi girando da ufficio in ufficio ed invece in quel periodo sarebbe stato importante che io fossi stato in bicicletta tutti giorni per la preparazione. Io non sono sicuro, ma penso che siano state queste le cause maggiori del mio appannamento; mi è mancata la resistenza e sono mancato proprio nella decisiva ultima settimana del Giro.

Infatti! Si può dire che sei stato brillante sino alla tappa di Pola, poi però a Falzes, proprio dove Cunego si è esaltato, Tu hai avuto momenti di crisi giocandoti definitivamente il tuo Giro d’Italia.

Sì, non ne avevo per stare alla sua ruota.

Conoscevi Cunego da dilettante?

Sì, ho corso con lui per due anni. Ricordo in particolare un Giro di Val d’Aosta nel quale lui mi stava dietro. Forse allora “gli facevo paura” ma ora sono io ad “avere paura” di lui.

Da dilettante hai svolto molta attività in Italia, in particolar modo in Toscana.

Come spieghi che molti corridori italiani denuncino che nelle attività minori non si pensi minimamente a sviluppare una cultura di preparazione alle gare contro il tempo e poi puntualmente si assista ad atleti che come nel caso Tuo, la gara a cronometro rappresenta una freccia importante del proprio arco soprattutto in funzione di classifica per grandi giri? Forse in età molto giovane, quando stavi sempre in Ucraina, svolgevi preparazioni adeguate, magari anche su pista?

Questo è vero! Credo che da dilettante, correndo in Italia, non ho mai disputato gare a cronometro. Da giovanissimo invece, in Ucraina, si sentiva sempre l’influsso della scuola sovietica che avevano i nostri allenatori e ci si allenava per lunghissimi tratti a cercare la giusta cadenza di pedalata, a volte anche sotto la pioggia o nevischio, e si facevano allenamenti individuali o secondo logiche di crono a squadre. Tanto è vero che quando più tardi da dilettante mi capitava di andare in fuga da solo, riuscivo a mantenere il ritmo per molti chilometri e molto spesso riuscivo ad arrivare al traguardo.

A parte Giro e Vuelta, al Tour con l'unica eccezione di Pantani, è dal 1989 che vince sempre gente che va forte a cronometro (quell'anno ai Campi Elisi Lemond battè Fignon all'ultima tappa e si aggiudicò il Tour per soli 8").

Considerate le tue attitudini e l'eccezionale miglioramento che hai ottenuto a cronometro quest'anno, pensi che la tua carriera sarà improntata sulla logica di gare a tappe oppure avrai un occhio di riguardo anche per le gare in linea?

Fino ad adesso, per lo meno stando a quanto ho dimostrato, penso che finalizzerò molto per le gare a tappe. Non ho fatto molte gare in linea, parlo di quelle valide per la Coppa del Mondo e quelle poche che ho fatto, non andavo neanche. Da dilettante andavo bene dappertutto. Poi vedremo!

Alla luce del recente Giro di Lombardia, quando si è visto le giovani leve del ciclismo internazionele, Cunego, Basso ed Evans correre in maniera istintiva, rivolta verso un agonismo spettacolare, pensi che sia lecito attendersi un ciclismo meno tattico, magari con medie orarie meno elevate ma anche con un tatticismo meno esasperato; di corse insomma dove la fantasia possa tornare ad avere il sopravvento. O pensi che aldilà dell'esuberanza giovanile, l'ammiraglia avrà il suo peso e le logiche di corsa saranno impartite più dalle radioline che dal cuore dei corridori?

Yaroslav POPOVICHDipende, ci sono tanti corridori che parlano con radiolina, non lo so se aiutano davvero oppure no. Personalmente credo che quando si vince le corse, le sensazioni vengono da dentro di noi, non credo che le radioline influiscano più di tanto. Io quando vado forte non ascolto nessuna tattica, ascolto solo il cuore, quello che mi dice di fare lo faccio, mi viene tutto da dentro. Ultimamente però non avevo queste sensazioni! Nei primi due anni invece attaccavo spesso, andavo in fuga, provavo. Quest’anno invece mi sono calmato. È andata così!

Tu pedalavi agile anche da dilettante?

Sì, andavo agile. Comunque se vai forte puoi andare anche “duro”. Basta il risultato finale.

Sì, però si salva la gamba andando agile.

È vero! I primi due anni andavo agile; quando hai la gamba è più facile andare agile; quest’anno invece andavo quasi sempre “duro”.

Siamo in prossimità di presentazione di Giro ed il Tour è stato appena presentato. È giusto secondo Te insistere con frazioni a breve chilometraggio oppure ritieni che siccome un vincitore di una grande gara a tappe deve avere doti di tenuta e di fondo, si debba tornare a chilometraggi di 230 o 250 Km?

Dipende, la corsa la fanno sempre i corridori, non penso che dipende dal chilometraggio; si possono fare anche brevi percorsi di 90 Km., ma correndo a tutta si può arrivare ad uno ad uno con la massima selezione, come pure in tappe di 250 Km. in cui si va sempre piano e ci si presenta all’arrivo con un volatone di gruppo. Come ti ho detto prima, sono i corridori che fanno le corse!

I Tuoi programmi nell'immediato.

Starò qui in Italia e forse tra due settimane tornerò a casa in Ucraina, sette o otto giorni, il tempo per fare il visto per U.S.A. dove dovrò essere dal 29 novembre all’8 dicembre, ad Austin in Texax. Poi tornerò ancora in Italia, andrò un po’ in montagna e dopo le festività dal 9 gennaio sino al 24 dovrò essere nuovamente in U.S.A.

In bicicletta salirai un po’ in questo mese?

Sì certamente, mi è arrivata tra l’altro in questi giorni quella nuova, la “TREK”. Qualche giorno uscirò, solo per provarla; farò tra l’altro un po’ di palestra e jogging.

Yaroslav ti ringrazio vivamente, sei stato di una cortesia e disponibilità che ti rende onore. Grazie!

"Grazie a te ed a tutti gli amici di Bikenews.it, ciao."

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