Le Interviste di ROBERTO SARDELLI Intervista all'Avvocato Carmine CASTELLANO |
12
febbraio 2005 A
meno di un mese dalla presentazione del prossimo Giro
d'Italia, l'ultimo grande "Patron" della corsa
rosa, guarda la sua creatura, con la consapevolezza
di avere a che fare con un progetto ben riuscito. Le
sue esperienze e le alte cariche ricoperte nel corso
degli anni, fanno dell'Avvocato Carmine Castellano,
una delle persone più competenti ed autorevoli dell'intero
panorama ciclistico, in grado di offrire importanti
valutazioni riguardo ai mutamente in corso nel mondo
del ciclismo.
Avvocato
Castellano, la sua ultima grande fatica, l'88°
Giro d'Italia,
sembra aver ricevuto il consenso di tutti.
In
effetti i commenti sono stati favorevoli ed anch'io
sono soddisfatto perché dopo tanto lavoro sono venute
fuori delle novità che sicuramente creeranno interesse
intorno al Giro. Di questo devo ringraziare i suggerimenti
che mi sono pervenuti da qualche amico, come per esempio
il Presidente della Regione Piemonte Enzo Ghigo che
mi ha proposto di fare delle tappe in questa regione
che ospiterà le Olimpiadi invernali del prossimo anno,
interessando le città e le valli dove si svolgeranno
i giochi. Sestrière farà da capofila per gli sport della
neve mentre Torino accoglierà quelli del ghiaccio. Mi
ha esplicitamente richiesto il passaggio della corsa
rosa sul Colle delle Finestre, una zona che conoscevo
già da 10 anni, ma trattandosi di una strada bianca
di montagna, nessuno mi aveva mai offerto la possibilità
di sistemare gli ultimi chilometri di salita, in modo
che fosse reso possibile il passaggio del plotone. A
tal proposito è intervenuta anche l'Amministrazione
provinciale, garantendoci che sarà eseguito un lavoro
molto importante, con l'intento
di valorizzare questa zona che attraversa il Parco Naturale
dell'Orsiera
e che dal passaggio del Giro potrebbe trarre sviluppi
turistici interessanti,
pur conservando con il fondo non asfaltato, quelle caratteristiche
di estrema naturalezza del territorio. C'è
poi quell'altra
salita, scoperta quasi per caso, in occasione del sopralluogo
a Limone Piemonte, quando ci siamo spinti un po'
più in alto verso il culmine del col di Tenda. È una
zona abbandonata perché con il tunnel più in basso,
nessuno passa più da lassù. Questa salita non è molto
dura ma è favolosa da un punto di vista scenico perché
è tutta allo scoperto e si può assistere alla corsa
come se si fosse in un grande teatro all'aperto.
Del resto quella è una salita legata alla storia del
ciclismo perché al Forte del Tenda, una fortezza posta
al culmine del Colle, che nella seconda Guerra Mondiale
era una avamposto di difesa sul confine italo-francese,
ha prestato servizio nel 1942, richiamato alle armi,
un certo Fausto Coppi. In virtù delle sue eccezionali
doti di ciclista, venne nominato porta-ordini e quasi
tutti i giorni doveva scendere giù a Cuneo e poi risalire.
Il
prossimo Giro riproporrà lo Stelvio, ci sarà il ritorno
a Livigno che non è più stato sede di tappa dai tempi
di Eddy Merckx. Ci saranno due belle cronometro, la
prima a Firenze, nel segno del ricordo di Gino Bartali
e la seconda a Torino con il Colle di Superga che rappresenterà
una novità assoluta. Terrei a segnalare che nella prima
settimana ci saranno tre giornate che presentano dei
trabocchetti che potrebbero rendere più briosa la competizione.
Ero abbastanza soddisfatto del mio lavoro, visto poi
che la critica, i giornalisti e gli appassionati hanno
espresso giudizi lusinghieri, non posso negare di essere
soddisfatto.
È
riuscito ad accontentare tutti. Ci sarà spazio anche
per i velocisti, ma quelle tappe da Lei definite "trabocchetto",
potranno forse spezzare la monotonia dei primi giorni.
Anche con le due cronometro che presentano delle asperità,
si è voluto tener conto delle caratteristiche tecniche
di quelli che saranno i protagonisti del prossimo Giro.
Effettivamente
il problema delle cronometro è un problema che mi sono
posto da dieci anni a questa parte. Lo specialista delle
prove contro il tempo riesce ad infliggere distacchi
che le salite non riescono più a determinare. Credo
sia pertanto giusto cercare di compensare questa situazione
con cronometro che presentino delle piccole asperità
per danneggiare meno gli scalatori. Tutto questo anche
per tenere più viva la corsa, sino all'ultimo.
È ovvio poi che se c?è il super campione che stacca
tutti su ogni terreno, il discorso non vale più.
Durante
la costruzione del percorso, Le è mai stato suggerito
di inserire la cronosquadre, prova tanto cara agli organizzatori
del Tour?
No,
ricordo che nel 1982 quando collaboravo con Vincenzo
Torriani, la partenza del Giro prevedeva una cronosquadre
di 16 chilometri con partenza ed arrivo in Piazza del
Duomo a Milano. Vinse la RENAULT, la squadra di Hinault
e la corsa restò bloccata con la maglia rosa sempre
indosso ad atleti transalpini, tra cui un debuttante
Fignon.
Lo
scorso anno al Tour, hanno cambiato il sistema di conteggiare
i distacchi, calcolati con un sistema fittizio, già
sperimentato dal sottoscritto e
da Torriani oltre venti anni fa, nel corso della
prova a squadre Brescia-Mantova al Giro del 1983. Anche
in quell'occasione
la BIANCHI dominò e si tenne a lungo quei 10 secondi
di vantaggio conquistati in quella particolare frazione.
L'ultima
esperienza l'ho
poi avuta al Giro del 1989, nei pressi di Messina ai
Laghi di Ganzirri. Personalmente ritengo che il ciclismo
sia uno sport individuale e non è giusto che prove svolte
collettivamente da più corridori determinino sensibilmente
la Classifica Generale. Ricordo episodi in cui campioni
come Herrera o Rominger sono stati fortemente penalizzati
al Tour de France dai responsi di questo tipo di gare.
Ben venga la cronosquadre nel PRO-TOUR, come quella
che sarà proposta in Olanda il prossimo giugno, sono
sicuro che sarà un bello spettacolo; ma per ciò che
riguarda le gare a tappe, non sono assolutamente favorevole.
Se
pure il prossimo Giro d'Italia
è in gran parte una Sua creatura, a quanto sembra non
la vedremo sull'ammiraglia
in veste di Direttore di corsa. Quali saranno allora
le Sue nuove mansioni?
Il
31 ottobre dello scorso anno ho concluso con la RCS
il mio rapporto di Direzione dell'Organizzazione.
Poiché avevo incominciato a lavorare alla costruzione
del percorso ed avendo preso degli impegni, era opportuno
portare a termine il lavoro. Dovrò comunque ancora definire particolari dettagli
sul percorso, curare i rapporti con le città di tappa,
il mio ruolo consisterà in una sorta di Consulente Generale.
Del resto, avendo disegnato io il Giro, sarò anche contento
che venga interpretato dalla struttura organizzativa
secondo le mie intenzioni.
Chi
sarà il nuovo Direttore di corsa?
Sarà
Mauro Vegni. Resteranno ancora Giorgio Albani e Giacomo
Fini. Questa sarà la triade più importante. Poi pian
piano subentreranno altre persone a cominciare dalla
Signora Bonfanti. Sia Albani che Fini hanno già superato
i settanta anni ed anch'io
mi ci sto avvicinando. Questo è un dei motivi per i
quali ho progettato per me un futuro un po'
più tranquillo.
A
quanto sembra di capire però, le Sue cariche erano superiori
rispetto a quelle che ricoprirà il nuovo Direttore di
corsa.
Sì,
in effetti Mauro Vegni sarà responsabile soltanto della
parte esecutiva dell'organizzazione.
Resterà
legato alla RCS anche dopo il Giro?
No,
il 31 Maggio prossimo avrà termine il rapporto di collaborazione.
A
quando risale questo rapporto?
Cominciai
nel 1975 con Vincenzo Torriani. Lo conobbi nel corso
del 1974 a Sorrento, quando il Giro fece tappa sul Monte
Faito con vittoria dell'indimenticabile
Josè Manuel Fuente. Alla fine di quell'anno
mi propose di collaborare con lui curando la logistica
relativa al sud Italia. Dal 1977, quando il Giro partì
da Bacoli (NA), dal Lago Miseno, ho incominciato una
collaborazione più completa. Poi, negli anni successivi,
con la crisi della Rizzoli legata alla vicenda Tassan
Din, Torriani si trovò a corto di collaboratori e mi
chiese di stare più vicino a lui. Fu così che nel 1982
mi trasferii a Milano.
Qual'è
il più bel ricordo che le ha regalato il Giro in tutti
questi anni?
Ricordi
ce ne sono tantissimi. In particolare ci sono state
alcune scelte di percorso che mi hanno dato tanta soddisfazione.
Ricordo l'escursione
in Europa nel 2002 con la partenza in Germania da Munster.
Ovunque registrammo un concorso di pubblico veramente
eccezionale. A Liegi trovammo ad aspettarci il Principe
ereditario insieme al Presidente Prodi. In Olanda, nonostante
pochi giorni prima ci fosse stato l'assassinio
di un importante esponente politico, fu presente il
Ministro del Turismo. Nei 60 chilometri che percorremmo
per uscire dall'Olanda,
tutti gli alberi ai bordi della strada erano avvolti
da festoni e nastri rosa. In Germania tutto il pubblico
aspettava il Giro con in mano bandierine double face
con la bandiera tedesca e quella italiana. A Strasburgo
fummo ricevuti dal Presidente del Parlamento, l'irlandese
Cox. Ovunque raccogliemmo plausi e consensi.
Un'altra
bellissima esperienza fu sicuramente quella dell'anno
2000 con la partenza da Atene. Si riuscì a portare tutte
le squadre all'interno
dello stadio Panathinaikos alla presenza del Primo Ministro
greco, di Pescante, con il Presidente del comitato Olimpico
greco, tutte alte personalità della politica e dello
sport. Ci fu consentito di svolgere alcune operazioni,
quali la concessione di Accrediti, Riunioni di vario
genere, nello stesso palazzo dove pochi anni prima era
stato firmato il trattato per l'ingresso
della Grecia nell'Unione
Europea. Suggestivo fu l'arrivo
sotto il Partenone. Trovammo un'accoglienza
calorosissima. Ricordo che in quei frangenti, mi aiutò
moltissimo l'Ambasciatore
italiano e la sera al termine della prima tappa, volle
offrire all'Organizzazione
ed a tutta la Stampa, un ricevimento nei giardini dell'Ambasciata.
All'estero
il Giro gode di un prestigio enorme. Anche quando lo
scorso anno siamo andati per la prima volta in Slovenia
e la corsa arrivò a Kranj, alla sera con pochi strettissimi
collaboratori, fui invitato a cena dal Capo di Stato.
È proprio in quelle circostanze che si riesce a comprendere
come il Giro abbia una forza di attrazione enorme.
Poi
vengono anche le soddisfazioni di carattere sportivo.
Non nego la soddisfazione che provai quando un campione
come Indurain affermò di non pretendere alcun compenso
per la sua partecipazione al Giro, perché era lui che
voleva correrlo e vincerlo. Poi ci sono le imprese;
Pantani ha rappresentato per me gioia e dolori, grande
scalatore, invincibile sulle salite e poi la delusione
di Madonna di Campiglio. Ricordo ancora con emozione
lo splendido Giro di Bugno del 1990 o i fantastici voli
di Franco Chioccioli, l'anno
successivo sul Mortirolo e sul Pordoi, le splendide
volate di Cipollini prima e Petacchi poi. Poi vengono
i momenti difficili, quasi drammatici: la notte della
perquisizione dei NAS a San Remo, la slavina sul colle
dell'Agnello
che ci impedì di fare il previsto arrivo a Briançon.
Un altro momento che ricordo con tristezza, anche se
allora le responsabilità organizzative gravavano principalmente
su Torriani, fu quando nel 1989 si dovette annullare
la tappa del Gavia con arrivo a Santa Caterina Valfurva
a causa di frane. Era l'anno
che vinse Fignon e quella era una tappa molto importante
ed attesa. Inevitabilmente l'annullamento
gravò non poco sullo spettacolo del Giro.
Veniamo
al futuro; dall'alto
della sua esperienza come vede questa rivoluzione del
PRO-TOUR?
Ritengo
di essere stato uno dei promotori di questa riforma,
lanciando l'idea
insieme a pochi altri, un'idea
che è stata poi raccolta dall'UCI.
Io sono fermamente convinto che c'era
bisogno di dare un aspetto nuovo al ciclismo, più in
sintonia con gli altri sport. Credo che la Coppa del
mondo di per sé non fosse sufficiente. Serviva un file-rouge
che abbracciasse il ciclismo in modo più completo. Se
guardiamo gli altri sport, esiste la serie A, la serie
B e via dicendo. Nel ciclismo non si capiva più niente.
C'era
poi la necessità di creare qualcosa che potesse legare
insieme organizzatori e gruppi sportivi e portarli sulla
difesa di certi interessi comuni.
Lei
crede che il PRO TOUR possa rispecchiare questo progetto?
Io
penso di sì, quantomeno facciamo passare il primo anno
e poi diamo delle valutazioni. Valutarlo adesso con
scetticismo è del tutto fuori luogo. Già adesso però
c'è
un codice etico che dovrebbe scoraggiare
la pratica del doping. Non voglio dire che basterà
questo, però è innegabile una maggiore presa di coscienza.
Un altro punto è stato quello di aver dato agli sponsor
delle squadre delle certezze sull'attività
da volgere. Purtroppo però ho visto che l'ASO,
la società che organizza il Tour de France, è partita
subito con il piede di guerra sconfessando Jean Marie
Leblanc, un uomo onesto, a mio giudizio, che ha sempre
difeso gli interessi del Tour senza mai venire però,
contro quelli che sono gli interessi sportivi generali.
Certe volte anche lui ha dovuto sottostare a certe ottiche
aziendali che non sempre condivideva. Il Presidente
della ASO Clerc, si
è subito scagliato contro il PRO-TOUR perché ha sentito
che stava finendo l'egemonia
del Tour da un punto di vista decisionale. Anche il
Tour adesso dovrà sottostare e rispettare certi regolamenti.
Noi negli ultimi anni abbiamo visto un Cipollini campione
del Mondo estromesso dal Tour de France, LAMPRE e SAECO
non accettate per motivi discutibili, contrariamente
alla COFIDIS sulla quale gravitano denunce e gravi sospetti.
Si è visto anche corridori cacciati dal Tour senza che
il Presidente di Giuria sia stato interpellato. Mi sono
piuttosto meravigliato invece, di come i miei successori
del Giro e Victor Cordero per la Vuelta, abbiano subito
abboccato, aderendo alla politica del TOUR DE FRANCE,
quando avevano invece da difendere interessi completamente
contrapposti.
Vuol
dire che hanno mostrato troppa diffidenza verso questo
cambiamento?
Certamente,
quando c'è
stata la riunione a Verona per sancire la consacrazione
del PRO TOUR, lo hanno in effetti rinnegato, salvo poi
ripensarci per evitare una comportamento stupido e controproducente.
L'importante
è partire, eventuali correttivi potranno sempre essere
posti in un secondo tempo.
Non
si corre il rischio che corse prestigiose come il Giro
del Lazio ed il Giro dell'Emilia,
oltre ad una serie di gare catalogate di livello 1.1,
debbano sostenere maggiori costi contrapponendo invece
partecipazioni di più basso profilo?
Non
credo, il Consiglio Professionisti ha approvato una
griglia di rimborsi spese per le squadre invitate alle
varie competizioni, proprio per non far lievitare i
costi. Riguardo alle partecipazioni, bisogna pur dire
che l'UCI
ha imposto ai PRO TEAM di avere organici intorno ai
25 corridori. Allora, facendo un esempio: se alle grandi
gare a tappe ne andranno 9 per ogni squadra, è lecito
supporre che gli altri non potranno e non vorranno star
fermi. Proprio per questo è molto ipotizzabile che ci
sarà un'alternanza,
e saranno proprio queste squadre che avranno bisogno
di appuntamenti alternativi. Un altro importante scopo
del PRO TOUR è stato quello di evitare che altri grandi
atleti cerchino di emulare Armstrong concentrandosi
in unico appuntamento, per correre in definitiva meno
di cinquanta giorni nell'arco
della stagione. In fase di studio del progetto era stato
addirittura ipotizzato di mettere un numero minimo di
prove cui partecipare, per dare validità ai punteggi
conseguiti. Può darsi che dopo aver analizzato l'sperienza
del primo anno, certe proposte possano diventare attuative.
A mio modo di vedere, il PRO TOUR non sarà solo una
classifica o challenge che dir si voglia, atta solo
a celebrare il miglior corridore alla fine della stagione;
credo fermamente che possa costituire anche un ottimo
viatico per riuscire a modificare una certa mentalità
ed a creare una competizione di alto livello dove i
gruppi sportivi e gli sponsor possano trarre vantaggio.
Questi
cambiamenti riusciranno ad attrarre maggiormente anche
la televisone?
La
speranza è questa. Bisognerà però che gli organizzatori
trovino un comune denominatore. Lo scorso anno alla
fine di marzo, noi del Consiglio Professionisti insieme
al Presidente dell'UCI
Verbruggen, abbiamo avuto a Ginevra un incontro con
i vertici dell'EBU,
European Broadcasting Union, in altre parole l'Eurovisione,
per spiegare il progetto PRO TOUR. Anche in questo caso
però c'è
stata un po? di resistenza da parte dell'ASO
che ha voluto vendere in proprio i suoi diritti televisivi.
Questi, è innegabile che siano di proprietà del titolare
della manifestazione, ma una forma un po'
più partecipativa andrà comunque trovata. Anche questo
in fondo, fa parte della scommessa del PRO TOUR.
Lei
ha dato il battesimo alla nuova stagione ciclistica
con il G.P. COSTA DEGLI ETRUSCHI A DONORATICO, parlava
di sé come di una persona che voleva un pochino defilarsi
ed invece ha incominciato il nuovo anno sull'ammiraglia.
Ho
dato un aiuto, un sostegno organizzativo. Collaborerò
ancora con Loretto Petrucci alla Firenze-Pistoia, starò
sempre vicino all'ambiente
del ciclismo, ma non vorrò certo accollarmi ulteriori
impegni. |
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