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Michele Lugeri
PRESS
Michele Lugeri
Andrea Magnani
Michele Lugeri

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
CAMPIONATI DEL MONDO CICLISMO SU STRADA - ZOLDER - BELGIO
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la piantina del circuito iridato INGRANDISCI
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PROVA in linea elite MASCHILE
13/10/2002 6° giorno - - - - -
Prova su strada elite maschile Vince Mario Cipollini
1° Mario Cipollini (Italia)
2° Robbie McEwen (Australia)
3° Eric Zabel (Germania)
La volata piu' bella di Mario Cipollini; è la 180ª: quella iridata © Photo Michele Lugeri

IL FINALE PIÚ BELLO: MARIO CIPOLLINI CAMPIONE DEL MONDO

prova magistrale degli azzurri di Ballerini che dominano il mondiale

di Michele Lugeri

Hasselt- Zolder 13 ottobre 2002 - “Duecentosessanta chilometri di corsa mi sono letteralmente volati, ogni giro che finiva sembrava di aver fatto un giro di pista…quando mi hanno pilotato ai duecento metri finali ho esploso tutto quello che avevo dentro…quando mi sono trovato sul traguardo non sapevo neanche se alzare le mani…mi sembrava che fosse tutto un sogno…o realtà…”

E’ la realtà di Mario Cipollini, sessantanovesimo Campione del Mondo su strada della storia del ciclismo.

Le volate di Re Leone sembrano facili come bere un bicchier d’acqua, ma la perla infilata da Mario è stato il culmine del lavoro di cesello svolto da tutta la nazionale che ha finalmente trovato nel carisma di Cipollini il capitano, il moschettiere per cui tutti hanno lavorato sodo.

E la medaglia d’oro è il giusto trionfo di tutta la squadra.

Non c’è stato momento della corsa in cui la situazione non sia mai sfuggita al controllo azzurro, neanche quando il folle Jacky Durand ha sparato il primo attacco dopo cento metri dal via; neanche quando l’azione promossa da Cristophe Moreau ha raggiunto 3’25” di vantaggio.

Forse la fuga di Millar, Camenzind e Wrolich poteva diventare interessante, ma neanche per loro c’è stato scampo.

Ma quando neanche Jalabert e Cancellara sono riusciti a fuggire per un giro intero, quando le sparate di Ludo Dierckxsens e di Peter Van Petegem sono state inesorabilmente assorbite con “quattro pedalate”, come diceva Totò, quando ogni tentativo di portare il naso al di fuori del plotone veniva soffocato dalle Guardie Azzurre, il gruppo si è rassegnato al sacrificio finale della volata con Cipollini.

Guai a pensare che sia stata una kermesse scontata, o una prolungata corsa su pista: per disputare una volata regale “alla Cipollini” bisogna lavorare alla perfezione.

Mai gli azzurri, Mario in prima persona, hanno abbandonato le prime trenta posizioni del gruppo: paradossalmente è stato Lombardi a tenersi di più al riparo, per arrivare lucido alla regia dello sprint; e i vari Bramati, Scinto, Tosatto, Sacchi, pur non spremendosi in inutili inseguimenti, hanno tenuto minacciosamente le redini del gruppo; Bettini e Di Luca – due falchi – hanno scoraggiato chiunque volesse andar via senza di loro.

Di Nardello e Bortolami la supervisione generale che ha portato verso l’epilogo, con le accelerazioni di Petacchi e Scirea a tenere in fila indiana il gruppo intero: disco verde, il Treno Azzurro è partito. Verso l’oro di Mario.

Anche il percorso poi ci ha messo del suo: ogni attacco portato sulla “salita” di Sterrenwach si è puntualmente accartocciato nella breve discesa successiva: nulla ha potuto neanche Johan Musseuw sullo strappo di seicento metri, l’unico risultato è stato quello di portarsi dietro Grillo Bettini.

Ultimi dodicimilaottocento metri, resta la lunghezza dell’ultimo giro. Sale il batticuore tra i duecentomila tifosi appassionati di ogni nazione che gomito a gomito affollano l’autodromo di Zolder e tutto il resto del circuito.

Esplode un urlo: a otto chilometri dalla fine una caduta sconquassa il gruppo, manubri, polpacci, ruote e braccia si incrociano in un folle shangai. E’ in testa che si sono toccati, restano in piedi una trentina di corridori.

Migliaia di occhi frugano i maxischermi: è pieno di maglie azzurre, si scorge la sagoma di Cipollini ed esplode il boato della folla.

Tutto il podio di Plouay 2000 è tagliato fuori dai giochi: Vainsteins, Spruch e Freire restano tagliati fuori, ma Cipollini se la dovrà vedere con i più grandi dello sprint: Zabel, McEwen, Kirsipuu, Svorada, Glomser, Steels e Rodriguez.

Ma questi temuti sprinter non saranno altro che passeggeri di lusso del treno azzurro.

Fabio Sacchi accelera follemente fino all’ultimo chilometro, poi Petacchi, Scirea ed infine Lombardi pilotano Cipollini attraverso le ultime chicanes ai duecento metri finali.

La progressione di Super Mario verso il traguardo è irresistibile, nulla possono neanche il folletto Mc Ewen e il tenace Zabel: per loro l’onore di salire sul podio col toscano.

E’ l’apoteosi, le tribune sembrano crollare sotto le urla dei tanti tifosi italiani residenti in Belgio e degli altri arrivati fin quassù con ogni mezzo…ma ogni appassionato ha gridato il nome di Mario e si è spellato le mani ad applaudire ciascuno degli azzurri che tagliava il traguardo.

E i “gregari” esultavano come avessero vinto loro stessi: grida Di Luca e mostra il pugno, canta Bettini, alza le braccia e lo sguardo al cielo Petacchi. Chi non si fidava delle loro prestazioni e alimentava le polemiche e i sospetti è servito: la nazionale italiana ha vinto grazie alla coesione del gruppo, all’armonia che finalmente è tornata nel clan grazie alle figure di Franco Ballerini e Mario Cipollini.

Dopo centottanta vittorie e decine di maglie vestite, Re Leone vive un momento nuovo: è la magia del podio, della medaglia, dell’inno nazionale.

Sul gradino più alto, vestito dell’iride, Mario si fa serio: dirà che per tutta la corsa e ancora dopo si è trovato come in uno stato di trance…ma il momento di ricevere la maglia iridata dalle mani regali di Albert II del Belgio è finalmente arrivato dopo quattordici anni di grande professionismo: Mario Cipollini è il Campione del Mondo.

MARIO CIPOLLINI: "L'APOTEOSI FINALE"
Mario mette in riga ancora una volta "e per sempre", McEwen e Zabel © Photo Michele Lugeri
La felicità mista ad incredulità di Mario, assalito dai fotografi: "ora proprio tutti lo amano" © Photo Andrea Magnani
Mario Cipollini in cima al ciclismo mondiale Photo Michele Lugeri
Sul piu' importante dei podi del mondiale di Zolder, sale un toscano di nome Mario Cipollini, a 10 anni dall'ultima maglia iridata italiana di Gianni Bugno Photo Michele Lugeri
"Questa sera ci si veste dell'iride mondiale e al collo si porta la medaglia d'oro" Photo Michele Lugeri
"Un bacio veramente d'oro" Photo Michele Lugeri
Mario ci viene a trovare in sala stampa: una festa per noi giornalisti italiani Photo Andrea Magnani
Il piu' bel primo piano per Mario Cipollini, campione del mondo Photo Andrea Magnani
Ancora un primo piano per Mario Cipollini, campione del mondo Photo Andrea Magnani

COME SI AVVERA IL SOGNO IRIDATO

la giornata mondiale di Mario Cipollini attraverso i suoi pensieri

di Michele Lugeri

Ci sono voluti tre mesi di “rigetto” delle gare, tre mesi di “mistero”, e tre vittorie alla Vuelta per far dormire sereno Mario Cipollini alla vigilia del suo primo mondiale.

E c’è voluto anche lo schiaffo ricevuto in volata da Paolo Bettini proprio qualche giorno fa.

Questi elementi piccanti hanno sicuramente fatto lievitare nell’animo del Re Leone la forza e la convinzione di donare un acuto al ciclismo italiano.

Ma la magia che ha prodotto i frutti maggiori è stato l’ambiente sereno che Franco Ballerini ha saputo creare: la scelta di Super Mario come unico capitano, di due punte come Di Luca e Bettini come contrattaccanti e di tanti uomini capaci di blindare qualsiasi corsa è stata la mossa vincente.

La vittoria è maturata in casa: “già quando stavamo al primo ritiro di Salice Terme, la tensione andava via via svanendo, e tra di noi è nato un bel rapporto…queste sere non ci si voleva più alzare da tavola proprio perché si stava veramente bene insieme”.

E a proposito della serenità in gara “quando mi sono trovato a ruota di Petacchi mi sono detto: stiamo lanciando la volata per il titolo mondiale. E mi sono fidato ciecamente dei miei compagni”.

E’ la risposta chiara per chiunque dubitasse sulla disciplina del clan azzurro, dopo anni di capitani multipli che hanno spesso corso per sé.

Credo che la fiducia nella squadra non sia mai mancata, nell’animo di Mario, anche se a guardarlo in volto prima del via la tensione traspariva viva e palpabile.

Silenzioso come non mai, pochi sorrisi, Cipollini scende dal pullmann per raggiungere il box Italia dove si siede a fianco di Luca Scinto, quasi a cercare protezione.

Sentivo molto la responsabilità su di me…sapevo di essere stato chiamato a dare qualcosa di grande al ciclismo italiano ed internazionale…ma quando la corsa è iniziata sono entrato come in una specie di trance”.

Mario correrà il suo mondiale sempre tra le prime venti, trenta posizioni, senza mai perdere di vista la testa del gruppo. E la sua presenza vigile non può non aver intimidito qualsiasi avversario.

La trance di Mario sale, l’arrivo si avvicina, il suo treno compie il lavoro e per lui non resta altro che esplodere la potenza del Re Leone.

Non volevo neanche alzare le braccia dal manubrio per paura che qualcuno potesse passarmi sulla linea…non sapevo se stavo sognando o se fosse realtà…

Mario Cipollini era diventato Campione del Mondo da appena un millimetro che già nella sua testa le emozioni culminavano come in un nirvana.

Ho sentito subito mia moglie per telefono, mi ha detto di smettere di correre in bici perché sennò la faccio morire…ed io stesso sulla linea del traguardo mi sono detto, ma sì adesso posso anche smettere”.

Continua ancora lo stato di grazia: sul podio i nostri occhi vedono un Cipollini, composto, commosso, lontano dalle immagini da guascone che siamo abituati ad ammirare al Giro e al Tour (…) ed anche in conferenza stampa il tono è sereno, anche scherzoso, ma pacato.

La domanda che tutti si pongono e che viene girata al neo campione è d’obbligo: i programmi per il futuro? davvero Cipollini darà retta a quella sottile sensazione di lasciare il ciclismo con la sua più grande vittoria?

Ho ancora dei sogni: l’avevo detto dopo la Milano-Sanremo, vorrei rivincerla onorando questa maglia…anche perché sono stati in pochi a compiere questa impresa…e c’è anche il record di vittorie al Giro da battere, e farlo da Campione del Mondo è per me uno stimolo e un onore”.

A scanso di equivoci, il meccanico della nazionale gli ha appena portato in sala stampa una fiammante Specialized S-Works personalizzata col suo nome ed i colori dell’iride.

Spero che questa vittoria possa portare nuovo interesse e nuovi, grandi sponsor nel ciclismo…e non lo dico soltanto per me, ma per tutto il nostro sport”.

Un’ultima battuta per la cabala: “Flavio Briatore mi aveva telefonato prima della Milano-Sanremo, ed ho vinto. Allora mi ha chiamato prima di ogni tappa buona del Giro, e ne ho vinte sei…stamattina mi suona il telefono era proprio lui dal Giappone che mi diceva “beh, il mio l’ho fatto, adesso tocca a te”…

E Mario non s’è fatto attendere: cinque ore e mezza e tre secondi per conquistarsi a quarantasei all’ora la maglia iridata.

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