CAMPIONATI
DEL MONDO CICLISMO SU STRADA - ZOLDER - BELGIO
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PROVA
in linea elite MASCHILE
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Prova
su strada elite maschile Vince Mario
Cipollini
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1°
Mario Cipollini (Italia)
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2°
Robbie McEwen (Australia)
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3°
Eric Zabel (Germania)
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La
volata piu' bella di Mario Cipollini; è la 180ª:
quella iridata ©
Photo Michele Lugeri
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IL
FINALE PIÚ BELLO: MARIO CIPOLLINI CAMPIONE DEL MONDO
prova
magistrale degli azzurri di Ballerini che dominano il mondiale
di Michele Lugeri
Hasselt- Zolder 13 ottobre 2002 -
“Duecentosessanta chilometri di
corsa mi sono letteralmente volati, ogni giro che finiva sembrava
di aver fatto un giro di pista…quando mi hanno pilotato ai duecento
metri finali ho esploso tutto quello che avevo dentro…quando mi sono
trovato sul traguardo non sapevo neanche se alzare le mani…mi sembrava
che fosse tutto un sogno…o realtà…”
E’ la realtà di Mario Cipollini,
sessantanovesimo Campione del Mondo su strada della storia del ciclismo.
Le volate di Re Leone sembrano
facili come bere un bicchier d’acqua, ma la perla infilata da Mario
è stato il culmine del lavoro di cesello svolto da tutta la nazionale
che ha finalmente trovato nel carisma di Cipollini il capitano, il
moschettiere per cui tutti hanno lavorato sodo.
E la medaglia d’oro è il
giusto trionfo di tutta la squadra.
Non c’è stato momento della corsa
in cui la situazione non sia mai sfuggita al controllo azzurro, neanche
quando il folle Jacky Durand ha sparato il primo attacco dopo
cento metri dal via; neanche quando l’azione promossa da Cristophe
Moreau ha raggiunto 3’25” di vantaggio.
Forse la fuga di Millar,
Camenzind e Wrolich poteva diventare interessante, ma
neanche per loro c’è stato scampo.
Ma quando neanche Jalabert
e Cancellara sono riusciti a fuggire per un giro intero, quando
le sparate di Ludo Dierckxsens e di Peter Van Petegem
sono state inesorabilmente assorbite con “quattro pedalate”, come
diceva Totò, quando ogni tentativo di portare il naso al di fuori
del plotone veniva soffocato dalle Guardie Azzurre, il gruppo
si è rassegnato al sacrificio finale della volata con Cipollini.
Guai a pensare che sia stata una
kermesse scontata, o una prolungata corsa su pista: per disputare
una volata regale “alla Cipollini” bisogna lavorare alla perfezione.
Mai gli azzurri, Mario in prima
persona, hanno abbandonato le prime trenta posizioni del gruppo: paradossalmente
è stato Lombardi a tenersi di più al riparo, per arrivare lucido
alla regia dello sprint; e i vari Bramati, Scinto, Tosatto,
Sacchi, pur non spremendosi in inutili inseguimenti, hanno
tenuto minacciosamente le redini del gruppo; Bettini e Di
Luca – due falchi – hanno scoraggiato chiunque volesse andar via
senza di loro.
Di Nardello e Bortolami
la supervisione generale che ha portato verso l’epilogo, con le accelerazioni
di Petacchi e Scirea a tenere in fila indiana il gruppo
intero: disco verde, il Treno Azzurro è partito. Verso l’oro
di Mario.
Anche il percorso poi ci ha messo
del suo: ogni attacco portato sulla “salita” di Sterrenwach
si è puntualmente accartocciato nella breve discesa successiva: nulla
ha potuto neanche Johan Musseuw sullo strappo di seicento metri,
l’unico risultato è stato quello di portarsi dietro Grillo
Bettini.
Ultimi dodicimilaottocento metri,
resta la lunghezza dell’ultimo giro. Sale il batticuore tra i duecentomila
tifosi appassionati di ogni nazione che gomito a gomito affollano
l’autodromo di Zolder e tutto il resto del circuito.
Esplode un urlo: a otto chilometri
dalla fine una caduta sconquassa il gruppo, manubri, polpacci,
ruote e braccia si incrociano in un folle shangai. E’ in testa che
si sono toccati, restano in piedi una trentina di corridori.
Migliaia di occhi frugano i maxischermi:
è pieno di maglie azzurre, si scorge la sagoma di Cipollini ed esplode
il boato della folla.
Tutto il podio di Plouay 2000 è
tagliato fuori dai giochi: Vainsteins, Spruch e Freire
restano tagliati fuori, ma Cipollini se la dovrà vedere con i più
grandi dello sprint: Zabel, McEwen, Kirsipuu,
Svorada, Glomser, Steels e Rodriguez.
Ma questi temuti sprinter non saranno
altro che passeggeri di lusso del treno azzurro.
Fabio Sacchi accelera follemente
fino all’ultimo chilometro, poi Petacchi, Scirea ed infine Lombardi
pilotano Cipollini attraverso le ultime chicanes ai duecento metri
finali.
La progressione di Super Mario
verso il traguardo è irresistibile, nulla possono neanche il folletto
Mc Ewen e il tenace Zabel: per loro l’onore di salire sul podio col
toscano.
E’ l’apoteosi, le tribune sembrano
crollare sotto le urla dei tanti tifosi italiani residenti in Belgio
e degli altri arrivati fin quassù con ogni mezzo…ma ogni appassionato
ha gridato il nome di Mario e si è spellato le mani ad applaudire
ciascuno degli azzurri che tagliava il traguardo.
E i “gregari” esultavano
come avessero vinto loro stessi: grida Di Luca e mostra il
pugno, canta Bettini, alza le braccia e lo sguardo al
cielo Petacchi. Chi non si fidava delle loro prestazioni e alimentava
le polemiche e i sospetti è servito: la nazionale italiana ha vinto
grazie alla coesione del gruppo, all’armonia che finalmente è tornata
nel clan grazie alle figure di Franco Ballerini e Mario Cipollini.
Dopo centottanta vittorie e decine
di maglie vestite, Re Leone vive un momento nuovo: è la magia del
podio, della medaglia, dell’inno nazionale.
Sul gradino più alto, vestito dell’iride,
Mario si fa serio: dirà che per tutta la corsa e ancora dopo si è
trovato come in uno stato di trance…ma il momento di ricevere la maglia
iridata dalle mani regali di Albert II del Belgio è finalmente
arrivato dopo quattordici anni di grande professionismo: Mario
Cipollini è il Campione del Mondo.
MARIO
CIPOLLINI: "L'APOTEOSI FINALE"
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Mario
mette in riga ancora una volta "e per sempre",
McEwen e Zabel ©
Photo Michele Lugeri
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La
felicità mista ad incredulità di Mario,
assalito dai fotografi: "ora proprio tutti lo amano"
©
Photo Andrea Magnani
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Mario
Cipollini in cima al ciclismo mondiale Photo
Michele Lugeri
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Sul
piu' importante dei podi del mondiale di Zolder, sale
un toscano di nome Mario Cipollini, a 10 anni dall'ultima
maglia iridata italiana di Gianni Bugno Photo
Michele Lugeri
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"Questa
sera ci si veste dell'iride mondiale e al collo si porta la
medaglia d'oro" Photo
Michele Lugeri
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"Un
bacio veramente d'oro" Photo
Michele Lugeri
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Mario
ci viene a trovare in sala stampa: una festa per noi giornalisti
italiani Photo
Andrea Magnani
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Il
piu' bel primo piano per Mario Cipollini, campione del
mondo Photo
Andrea Magnani
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Ancora
un primo piano per Mario Cipollini, campione del mondo
Photo
Andrea Magnani
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COME
SI AVVERA IL SOGNO IRIDATO
la
giornata mondiale di Mario Cipollini attraverso i suoi pensieri
di Michele Lugeri
Ci
sono voluti tre mesi di “rigetto” delle gare, tre mesi di “mistero”,
e tre vittorie alla Vuelta per far dormire sereno Mario Cipollini
alla vigilia del suo primo mondiale.
E
c’è voluto anche lo schiaffo ricevuto in volata da Paolo Bettini proprio
qualche giorno fa.
Questi
elementi piccanti hanno sicuramente fatto lievitare nell’animo del
Re Leone la forza e la convinzione di donare un acuto al ciclismo
italiano.
Ma
la magia che ha prodotto i frutti maggiori è stato l’ambiente sereno
che Franco Ballerini ha saputo creare: la scelta di Super Mario come
unico capitano, di due punte come Di Luca e Bettini come contrattaccanti
e di tanti uomini capaci di blindare qualsiasi corsa è stata la mossa
vincente.
La
vittoria è maturata in casa: “già quando stavamo al primo ritiro
di Salice Terme, la tensione andava via via svanendo, e tra di noi
è nato un bel rapporto…queste sere non ci si voleva più alzare da
tavola proprio perché si stava veramente bene insieme”.
E
a proposito della serenità in gara “quando mi sono trovato a ruota
di Petacchi mi sono detto: stiamo lanciando la volata per il titolo
mondiale. E mi sono fidato ciecamente dei miei compagni”.
E’
la risposta chiara per chiunque dubitasse sulla disciplina del clan
azzurro, dopo anni di capitani multipli che hanno spesso corso per
sé.
Credo
che la fiducia nella squadra non sia mai mancata, nell’animo di Mario,
anche se a guardarlo in volto prima del via la tensione traspariva
viva e palpabile.
Silenzioso
come non mai, pochi sorrisi, Cipollini scende dal pullmann per raggiungere
il box Italia dove si siede a fianco di Luca Scinto, quasi a cercare
protezione.
“Sentivo
molto la responsabilità su di me…sapevo di essere stato chiamato a
dare qualcosa di grande al ciclismo italiano ed internazionale…ma
quando la corsa è iniziata sono entrato come in una specie di trance”.
Mario
correrà il suo mondiale sempre tra le prime venti, trenta posizioni,
senza mai perdere di vista la testa del gruppo. E la sua presenza
vigile non può non aver intimidito qualsiasi avversario.
La
trance di Mario sale, l’arrivo si avvicina, il suo treno compie il
lavoro e per lui non resta altro che esplodere la potenza del Re Leone.
“Non
volevo neanche alzare le braccia dal manubrio per paura che qualcuno
potesse passarmi sulla linea…non sapevo se stavo sognando o se fosse
realtà…”
Mario
Cipollini era diventato Campione del Mondo da appena un millimetro
che già nella sua testa le emozioni culminavano come in un nirvana.
“Ho
sentito subito mia moglie per telefono, mi ha detto di smettere di
correre in bici perché sennò la faccio morire…ed io stesso sulla linea
del traguardo mi sono detto, ma sì adesso posso anche smettere”.
Continua
ancora lo stato di grazia: sul podio i nostri occhi vedono un Cipollini,
composto, commosso, lontano dalle immagini da guascone che siamo abituati
ad ammirare al Giro e al Tour (…) ed anche in conferenza stampa il
tono è sereno, anche scherzoso, ma pacato.
La
domanda che tutti si pongono e che viene girata al neo campione è
d’obbligo: i programmi per il futuro? davvero Cipollini darà retta
a quella sottile sensazione di lasciare il ciclismo con la sua più
grande vittoria?
“Ho
ancora dei sogni: l’avevo detto dopo la Milano-Sanremo, vorrei rivincerla
onorando questa maglia…anche perché sono stati in pochi a compiere
questa impresa…e c’è anche il record di vittorie al Giro da battere,
e farlo da Campione del Mondo è per me uno stimolo e un onore”.
A
scanso di equivoci, il meccanico della nazionale gli ha appena portato
in sala stampa una fiammante Specialized S-Works personalizzata col
suo nome ed i colori dell’iride.
“Spero
che questa vittoria possa portare nuovo interesse e nuovi, grandi
sponsor nel ciclismo…e non lo dico soltanto per me, ma per tutto il
nostro sport”.
Un’ultima
battuta per la cabala: “Flavio Briatore mi aveva telefonato prima
della Milano-Sanremo, ed ho vinto. Allora mi ha chiamato prima di
ogni tappa buona del Giro, e ne ho vinte sei…stamattina mi suona il
telefono era proprio lui dal Giappone che mi diceva “beh, il mio l’ho
fatto, adesso tocca a te”…
E
Mario non s’è fatto attendere: cinque ore e mezza e tre secondi per
conquistarsi a quarantasei all’ora la maglia iridata.
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FEDERAZIONE CICLISTICA ITALIANA
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.![IL NOTRO ALBUM FOTOGRAFICO DI ZOLDER...ENTRA](gif/PHOTO-DIARY-BANNER.gif)
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