CAMPIONATI DEL MONDO DI CICLOCROSS 2002
 dal nostro inviato Michele Lugeri

CRONACA DI UN TRIONFO ANNUNCIATO: MARIO DE CLERCQ GUIDA VERSO L'IRIDE LA TRIPLETTA BELGA
Autentico dominio della scuola di De Vlaeminck che porta SuperMario al terzo successo personale

di Michele Lugeri

Zolder, 2 febbraio 2002

La gara più importante che ha visto confrontarsi i migliori assi del ciclocross è appena terminata mentre ancora echeggiano nel bosco le grida di centomila belgi esaltati dai loro beniamini.
E' stata una cavalcata trionfale orchestrata dall'eterno Mario De Clercq, che a trentaseianni ha colto il suo terzo alloro iridato.
Non solo, SuperMario non scende dal podio fin dal lontano 1998.
E quanto è lontano il ricordo del mondiale 2000, il ricordo dell'ammutinamento del giovane Sven Nijs - oggi diligente medaglia di bronzo - a favore del capitano del club, l'olandese Groenendaal.
Come già a Tabor lo scorso anno, così a Zolder, davanti al proprio pubblico, la grande scuola belga ha dimostrato una saldezza insuperabile, accompagnata da una condotta di gara perfetta dominando dall'inizio alla fine.
Una notazione: l'unico corridore non belga che si sia installato in testa alla corsa è stato il nostro Valeriano Vandelli, schizzato via in partenza e primo ad imboccare i sentieri.
Ma il vantaggio dell'azzurro non è durato più di un terzo di giro, prima di precipitare al ventiseiesimo posto: da allora in poi nessuno ha più insidiato il treno belga, che in alcuni momenti ha occupato i primi cinque posti.
Nulla hanno potuto gli olandesi: si sacrifica Gerben De Knegt in partenza in favore di Groenendaal, ma ogni tentativo di ricucire il distacco risulta vano, anche quando il capitano dei tulipani affonda il colpo in prima persona.

Mario De Clercq dirige la sua orchestra: è lui a guidare la prima fuga con Nijs, poi manda all'attacco un forsennato Vannoppen che non molla fino a conquistare un argento meritato. Dietro questo trio navigano spediti il campione uscente Vervecken - più potente sui percorsi fangosi - e l'altra promessa Bart Wellens - due titoli tra gli under 23 - che fronteggiano ogni tentativo olandese di rimonta.
Ma sono della partita altri "nonnetti terribili" che hanno già assaggiato l'oro in passato: Dominique Arnould e Thomas Frischknecht - sessantasette anni in due - chiuderanno al sesto ed al decimo posto.

E' l'epilogo: davanti ad una folla straripante sulle tribune, i corridori di casa esultano già a cento metri dal traguardo. Attenzione: la vittoria di De Clercq non è certo il frutto di un patto tra i belgi. SuperMario è stato insuperabile anche per i suoi giovani alfieri.
Arriva Groenendaal e non può che allargare le braccia sconsolato: è soltanto quarto.

Il trionfo belga esplode in un delirio collettivo: è la vittoria di una squadra, di una scuola, di una cultura sportiva che sa trovare nel "povero" ciclocross delle soddisfazioni enormi.
La partecipazione del pubblico - sempre pronto ad incitare, spingere chiunque - dei media - con una copertura straordinaria dell'avvenimento iridato su tv e giornali - delle istituzioni, non ha paragoni con nessun altro avvenimento.
E' una passione, una febbre che troppi sport hanno dimenticato.

Luca Bramati, quindicesimo e primo azzurro al traguardo, fa sapere che i belgi si sono presentati con ben settemila chilometri di gara nelle gambe.
E' una confidenza di Cassani e Milesi che sono compagni di squadra di De Clercq nella Domo-Farm Frites.
Settemila chilometri di ciclocross esclusi gli allenamenti.
Torniamo a ripetere che i nostri ragazzi dovrebbero frequentare di più le Fiandre ed il Brabante e gareggiare per imparare a fronteggiarsi con avversari e percorsi che ogni domenica si disputano la vittoria in ciclocross di livello mondiale.
E pensare che i nostri atleti hanno partecipato a sole tre prove su cinque di coppa del mondo.
La polemica Pontoni è un episodio tutto italiano, e purtroppo non è altro che la punta dell'iceberg dei problemi del ciclismo e del cross italiano.
Finché i rapporti politici, di forza, le gelosie e gli scontri personali divideranno Federazione, Settori Tecnici e corridori, dovremo attenderci solo prove da comprimari.
Non si rinnova di certo una squadra nazionale tagliando fuori Pontoni - emarginato ben prima della tragicomica di Sassuolo - quando poi due baldi trentaseienni si piazzano al primo ed al sesto posto.
Enrico Franzoi, erede naturale del friulano, non ha ancora venti anni ed è già una certezza per il cross azzurro ed è rispettato e temuto dai suoi avversari, ma sta subendo troppe pressioni su di sé anche perché si trova miseramente solo a sopportare le aspettative di successo per una disciplina intera.
Invece in Italia guardiamo ancora a bocca aperta i trionfi della scuola di Eric De Vlaeminck che guidata da De Clercq e Vervecken ha già fatto decollare uno stuolo di giovani campioni - non promesse, campioni - come Nijs, Vannoppen, Wellens mentre già scalpitano Commeyne ed Aernouts e degli juniores si è perso il conto.

E' sera ormai a Zolder, una sera di insolita primavera che ha regalato una stagione di ciclocross clamorosamente all'asciutto e libera dal fango.
E' il giusto preludio alla prossima edizione che si svolgerà sulla tiepida spiaggia di Monopoli.
Unione Ciclistica Internazionale permettendo.
Ennesima tegola sul ciclismo italiano: coi corridori alle prese con troppi processi e sospetti, la Federazione italiana incassa un altro colpo grazie alla causa tra l'atleta francese Luc Leblanc e la società Il Gabbiano (Team Polti 1999).
L'UCI ha deliberato a favore dell'ex campione del mondo su strada di Agrigento '94 il pagamento da parte della FCI di una fideiussione per il risarcimento di un ingiusto licenziamento (soppresso l'art 18 dello statuto dei lavoratori?!?).
La Federazione ha tempo per pagare fino a giugno prossimo.
La sanzione in caso di mancato pagamento? Nientemeno che una squalifica per tutto il 2003 per tutti i corridori italiani dalle competizioni internazionali e la cancellazione di ogni gara di livello mondiale.
Addio Milano-Sanremo? Addio Giro d'Italia? Addio Mondiali di Monopoli?
Il rischio c'è: l'UCI - che poco ha gradito la palliativa autosospensione estiva del nostro ciclismo dopo la bufera del doping al Giro - non scherza davvero. Ed ha tutte le intenzioni di dimostrarsi più forte di quella che ormai non è altro che una delle tante federazioni nazionali.

Con questo colpo di scena cala il sipario sui campionati mondiali di ciclocross di Zolder, classica apertura della stagione.
Ora spazio agli stradisti, che tra poco ritroveremo su queste stesse strade del nord, augurando loro di incontrare giornate serene come in questa due giorni iridata di cross.

Ordine d'arrivo:

1 2 DE CLERCQ Mario BEL 1:01:11 27.432 Km 26.901 Km/h
2 5 VANNOPPEN Tom BEL 1:01:14 + 3
3 3 NIJS Sven BEL 1:01:17 + 6
15 55 BRAMATI Luca ITA 1:03:49 + 2:38

26 59 VANDELLI Valeriano ITA 1:05:10 + 3:59

33 58 TAVELLA Igor ITA 1:05:29 + 4:18

37 56 PEROTTI Lorenzo ITA 1:06:17 + 5:06
38 57 PALUDETTI Marco ITA 1:06:17 + 5:06


Crossisti Cechi assonnati alla partenza © Photo Michele Lugeri
Lo scatto di Vandelli allo start © Photo Michele Lugeri
Berden e Nijs © Photo Michele Lugeri
L'inseguimento di Groenendaal © Photo Michele Lugeri
Gli azzurri Perotti e Paludetti © Photo Michele Lugeri
Il sovraffollamento dopo la partenza © Photo Michele Lugeri
Nijs, Vervecken e De Clercq al comando © Photo Michele Lugeri
Il podio elite: Vannoppen, De Clercq e Nijs © Photo Michele Lugeri
Il podio elite: Vannoppen, De Clercq e Nijs © Photo Michele Lugeri
Il belga Sven Nijs Photo Michele Lugeri
L'indomabile Dominique Arnould © Photo Michele Lugeri
Luca Bramati al termine della prova © Photo Michele Lugeri
Lacrime iridate di un 35enne campione © Photo Michele Lugeri