BIKE NEWS.it e WEB BIKE NETWORK  sono marchi depositati -  tutti i diritti riservati. 

l'edizione 2002

     
  
  

86° GIRO D'ITALIA

Torna alla prima pagina.
Le interviste
La corsa in sintesi

INGRANDISCI..

Il Direttore de La  Gazzetta dello Sport, Candido Cannavò.

Carmine Castellano

Davide Cassani

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Programma ufficiale dell'86° Giro d'Italia
Cenni storici sul Giro d'italia

Dal programma ufficiale:

Di tutti gli eventi proposti da La Gazzetta dello Sport in oltre un secolo di storia il Giro d'Italia è quello di maggior rilievo. Per tutti il Giro è "la festa di maggio", come lo definì Bruno Raschi, uno dei cantori del ciclismo. La corsa rosa monopolizza l'attenzione ge-nerale fra metà maggio e la prima settimana di giugno. Circa 6 milioni di spettatori si accalcano ogni giorno sulle strade al passaggio dei corridori e quasi 43 milioni di italiani si godono la corsa in Tv. Il Giro, col succedersi delle edizioni, cresce al punto di divenire una "città viaggiante" che ormai ingloba circa 1700 persone, tutti addetti ai lavori. Il seguito del Giro è uno spettacolo variopinto, con non meno di 700 automezzi in rappresentanza di organi di stampa, televisione, fotografi, squadre, servizi di assistenza tecnica, per tacere dei mezzi multiforme e multicolore della carovana pubblicitaria che - seguendo lo stesso percorso della tappa - precede di circa un'ora i corridori.

GLI ALBORI

La vocazione organizzativa de La Gazzetta dello Sport si manifesta sin dagli albori del giornale, nato il 2 aprile 1896 dalla fusione fra "Il Ciclista" e "La Tripletta". Il primo numero reca in prima pagina un riquadro con l'annuncio della Milano-Monza-Lecco-Erba gara ciclistica organizzata dal giornale. All'origine bisettimanale, la Gazzetta diviene trisettimanale in occasione del primo Giro d'Italia (1909) e quotidiana per l'edizione del 1913. Il giornale è di colore rosa dal primo numero del 1899. Il 7 agosto 1908 La Gazzetta dello Sport annuncia in prima pagina lo svolgimento del 1° Giro d'Italia per il 1909, battendo sul tempo Il Corriere della Sera che stava proget-tando un giro ciclistico dopo il successo di quello automobilistico di cui era il promotore. Con eleganza e stile il Corriere replicò alla Gazzetta offrendo al vincitore del Giro un premo di 3.000 lire. Il primo Giro d'Italia parte il 13 maggio 1909 alle 2:53 del mattino dal rondò di Loreto, a Milano. Le tappe sono 8 per un totale di 2448 chilometri e 127 sono i concorrenti, dei quali solo 49 giungono a Milano. Le notizie della corsa, vinta da Luigi Ganna, pervengono a Milano attraverso dispacci telegrafici che l'organizzazione appende dentro le vetrine della Lancia-Lyon Peugeot, in Piazza Castello, mentre i pochi che possiedono il telefono possono informarsi chiamando il 33.68. Luigi Ganna, primo vincitore del Giro, guadagna 5.325 lire, l'ultimo classificato 300 lire. Un confronto utile viene dallo stipendio di Armando Cougnet, Direttore del Giro (e amministratore del giornale oltre che capo redattore della rubrica ciclismo) che percepiva 150 lire al mese.

LA MAGLIA ROSA E LE ALTRE MAGLIE

Nel 1931 viene istituita la maglia rosa - colore distintivo del giornale - quale simbolo del primato in classifica. Il primo a indossarla è Learco Guerra, vincitore della tappa inaugurale del 19° Giro d'Italia, la Milano-Mantova. Al 1933 risale il primo Gran Premio della Montagna, con quattro salite che assegnano punti. Alfredo Binda ne è il dominatore, transita primo in vetta a tutte. A partire dal 1974 la maglia della speciale classifica del G.P.M. è di colore verde. La classifica a punti viene istituita nel 1966. Dal 1967 al 1969 il capo-classifica veste la maglia rossa, quindi - dal 1970 - la classifica a punti corrisponde alla maglia ciclamino. Nel 1989 viene istituito l'Intergiro e i premi al passaggio dell'Intertappa si conteggiano per la classifica generale a punti.

UNA REGINA E UN TIRANNO

Il Giro d'Italia annota anche una regina, protagonista negli anni Venti: Alfonsina Strada fa scalpore quando il direttore della Gazzetta dello Sport, Emilio Colombo, annuncia che in gara contro i maschi, al Giro, ci sarà anche lei. Era il 1925. Parte col numero 72, per cadute e vicissitudini finisce fuori tempo massimo, ma prosegue senza numero e raggiunge ugualmente Milano, concludendo il Giro fra gli applausi. Un altro episodio che in quegli anni fa scalpore ha invece come protagonista un uomo: Alfredo Binda. Dopo aver vinto con facilità il Giro in quattro edizioni consecutive (dal 1926 al 1929) viene invitato a rimanere a casa per manifesta superiorità. Nel 1930 percepirà, per non correre, il premio (22.500 lire) che avrebbe guadagnato in caso di vittoria.

I PATRON

Dalle origini e sino al 1948 Armando Cougnet è la figura chiave del Giro d'Italia, l'autentico patron. Gli succede Vincenzo Torriani, cresciuto alla sua scuola dal 1946. Torriani reggerà le sorti del Giro sino al 1992 ma dal 1989, causa le sue non eccellenti condizioni di salute, Carmine Castellano riceve la più ampia delega a procedere.

LO SPETTACOLO E I MEDIA

Nel 1923, a testimoniare l'eco che il Giro suscita, entra in scena la cinematografia, per le riprese degli arrivi. Tutto senza sonoro, all'i-nizio. Negli anni Trenta l'interesse per il ciclismo e per il Giro fa scendere in campo i cinegiornali che allo "sport del pedale" de-dicano sempre maggiore attenzione. Nel 1947 Radio Rai si aggrega al Giro e la trasmissione tecnico-sportiva viene affiancata da un varietà: il dopocena è riservato a "Il Girino Innamorato". Nel 1949 la rivista del dopo corsa si intitola "Il Giringiro" durante il quale ogni sera la voce della maglia rosa sussurrava la "buonanotte girini". Il 36° Giro (1953) dopo le trasmissioni sperimentali dell'anno prima, vive la prima diretta televisiva, mentre il 1954 coincide con le prime interviste radiofoniche ai raduni di partenza. Il 1963 segna l'avvento de "Il Processo alla Tappa", condotto da Sergio Zavoli, una trasmissione di grande successo replicata negli anni più recenti. Grazie ai diritti tv ceduti a emittenti straniere, il Giro ha non meno di 100 milioni di contatti giornalieri in tutto il mondo. L' ultima edizione, l'83a, ha fatto registrare in Italia uno share medio del 31.39% (oltre un televisore su tre era sintonizzato sul Giro durante le 2 ore della diretta su Rai 3). Il Giro del 2000 ha visto 933 giornalisti accreditati, in rappresentanza di 492 testate internazionali.

LE GRANDI RIVALITÀ

Il ciclismo, e il Giro d'Italia, vivono di grandi rivalità sin dalle origini. La prima figura di eroe dominante è Costante Girardengo, meglio noto come "l'omino di Novi", cui si oppone il francese Henry Pelissier. Terzo incomodo Tano Belloni. Negli anni Venti tramonta la stella di Pelissier, prontamente sostituito da Alfredo Binda che porta nel ciclismo una nota di eleganza e il tifo delle donne. Binda, il suonatore di cornetta della banda di Cittiglio, genera modernità e congiunge due epoche. Con Girardengo non parla, si limita a staccarlo, sempre, in salita. Binda è bravo e fortunato perché l'avversario che potrebbe dargli noia, il friulano Ottavio Bottecchia, è costretto a emigrare in Francia in quanto è inviso ai patron delle Case italiane. E Oltralpe si farà valere, vincendo il Tour de France nel '24 e nel '25. Learco Guerra, mantovano, formidabile passista, meglio noto come "la locomotiva umana" è l'avversario del Binda di fine carriera, nei primi anni Trenta, con Giuseppe Olmo guastafeste. Guerra è amato da tutti per il sorriso aperto e il fare "alla mano" ma anche per le sue qualità atletiche. Nel 1935 spunta la stella di Gino Bartali, "il pio", destinato a dominare a lungo la scena. Il toscano imperversa sino al 1940 quando la Legnano, per la quale gareggia, ingaggia l'avversario più temibile. Fausto Coppi, giovane promessa, fa centro al primo colpo, vince il primo dei suoi cinque Giri proprio a spese del suo capitano, Bartali, che mai gli perdonerà l'affronto. Alla ripresa dopo la guerra, nel 1946, Bartali ha ragione del rivale. Coppi si rifarà negli anni dispari ('47, '49 e '53) aggiungendo una perla pari, nel '52. Secondo un collaudato copione nella rivalità Bartali-Coppi si inserisce Fiorenzo Magni, "il terzo che gode", toscano capace di vincere ben tre Giri d'Italia, nonostante le ridotte attitudini in salita. Per ritrovare altri duelli epici bisogna aspettare le rivalità fra Adorni e Gimondi e fra Gimondi e Motta, ma l'avvento di Merckx, un asso pigliatutto, mortifica le ambizioni di molti avversari. L'ultima rivalità è quella fra Moser e Saronni, che vede, per la prima volta, il tifo orga-nizzato in club. Francesco Moser assomma sino a 53 mila appassionati nel suo magico 1984, anno che annota il doppio primato dell'ora in Messico, la vittoria nella Milano-Sanremo e, dopo tanti tentativi infruttuosi, il successo nel Giro d'Italia, grazie al quale il trentino accorcia le distanze (Saronni aveva vinto il Giro nel 1981 e nel 1983).

'