Michele Lugeri
Michele Lugeri
L'APPROFONDIMENTOdi Michele Lugeri

NEBBIA IN VAL PADANA
SANREMO AMARA PER MARIO CIPOLLINI: ERIK ZABEL CALA IL POKER

O forse è meglio dire che lo sprinter della Deutsche Telekom cala un "colore", aggiungendo alle sue quattro vittorie il secondo posto dietro a Tchmil nel 1999 per un lustro intero sul podio della città dei fiori.
Mai come quest'anno Mario Cipollini è arrivato vicino al successo: appena una ruota dietro il tedesco in una drammatica volata. E drammatica è stata anche la rincorsa del toscano. Mentre Savoldelli arrancava sul Poggio, Cipollini teneva duro e, una volta morsa la coda del gruppo dei battistrada, richiamava il suo formidabile treno. Ma Conte e Pieri nulla potevano contro l'accelerazione DOC di Matteo Fagnini, pilota della locomotiva Zabel.
Sfuma così per l'ennesima volta un successo azzurro nella "Classicissima" e a vedere l'ordine d'arrivo non ci sarebbe nulla da eccepire, a leggere il nome del meritato vincitore. Ma vedere perdere SuperMario per un soffio, proprio a fine carriera (...o si concederà una rivincita?) brucia un po' nel cuore dei tifosi del pedale.
Del resto la corsa sembrava indirizzata nel suo solito epilogo, il solito da ormai troppi anni: un attacco di quattro temerari da lontano; uno sprazzo di Casagrande sulla Cipressa (tanta fatica per soli otto secondi di vantaggio); una volata del Falco Savoldelli in discesa.
E poi il Poggio, ultima speranza per chi vuol guastare la festa ad Erik Zabel. E invece no: sono proprio i Deutsche Telekom a menare le danze sui tornanti, esprimendo una superiorità disarmante. Tardiva la spinta Mapei di Lanfranchi per Bartoli; tardiva ma piena di speranza l'offensiva di Gabriele Colombo, ultima punta della Cantina Tollo-Acqua&Sapone.
E Celestino, che attraversava la sua Albenga? e Di Luca? Dove sono finiti? le loro ruote si sono perse sotto il peso delle aspettative? forse è così per il primo, mentre il secondo ha in mente esclusivamente il Giro d'Italia.
E Rebellin? Casagrande? Konychev? Sfortuna per loro. Una caduta forse innescata da Zanini li ha tagliati fuori da un piazzamento, nulla più. Le loro chances erano già perse.
Già la caduta. Basta poco, una "scintilla", toccare con la ruota anteriore un avversario e si cade giù come un sacco, senza pietà in un groviglio di gambe, acciaio e carbonio. Una ventina i corridori coinvolti, caduti giù come i mattoncini del domino. E le loro lacrime erano versate per lo spavento, il dolore, l'arrancare quasi come nuotassero sull'asfalto. E per l'impresa sportiva sfumata, buttata, accartocciata.
Nebbia, quindi, sulle vittorie italiane a Sanremo; nebbia sulle imprese solitarie, sulle fughe da lontano, sugli spunti impossibili sui tre chilometri del Poggio.
Tanti anni fa, ero bambino, l'indimenticato Enzo Tortora presentò al suo "Portobello" un oscuro camionista che proponeva di sbancare il monte Turchino, il colle alle spalle di Genova. A detta sua il Turchino fungeva da tappo alle correnti d'aria padane: sbancarlo significava liberare Milano e Venezia dalle nebbie.
Quest'anno, alla 92ª edizione della Milano-Sanremo, una frana ha fatto fuori la salita al Passo del Turchino, sostituito dall'inedita scalata al Bric Berton, salita dal nome foriero di grandi imprese. Non è stato così, ma se (permettetemi un "se"...) un grande pretendente alla vittoria finale, uno qualsiasi, senza fare dei nomi, avesse acceso le miccie e fatto esplodere la gara con una grande fuga, il Bric Berton avrebbe reso inutile il Turchino per altre 92 edizioni della corsa. E allora, chissà, si sarebbe sbancato il monte e reso più Turchino il cielo padano
__Michele Lugeri per bikenews.it