Intervista ad Adriano Amici: Patron della Settimana Internazionale di Coppi e Bartali
Riccione, 21 marzo 2005

Conclusa la Milano-San Remo, nell’attesa di assistere alle prossime prove di Pro-Tour sugli acciottolati delle Fiandre e della Roubaix, siamo giunti alla vigilia della “Settimana Internazionale Coppi e Bartali”, la breve corse a tappe organizzata dal GS EMILIA diretto da Adriano Amici, che di questa corsa può definirsi a pieno titolo il papà, avendola curata sin dalla sua prima edizione.

«Siamo partiti nel 1999, allora la competizione si chiamava “Memorial Cecchi Gori”. È una gara nata dalle ceneri del Giro della Sardegna, che ebbe la sua ultima edizione nel 1996 dopodiché venne annullato. Tre anni dopo su suggerimento di Alfredo Martini, Vittorio Cecchi Gori volle ricordare il papà, intitolandogli una corsa ciclistica. Nacque così il “Memorial Cecchi Gori”. Purtroppo poi, conosciamo tutti quelle che sono state le vicissitudini dell’imprenditore fiorentino e nel 2001 la RAI, attraverso l’interessamento dell’allora Responsabile della Redazione Sportiva Giovanni Bruno, chiese di acquisire i diritti televisivi. Venne chiesta l’autorizzazione alle famiglie Coppi e Bartali affinchè la gara potesse usufruire dei nomi di questi grandi campioni e ottenuto il consenso, è oggi l’unica corsa al mondo che possa fregiarsi di tale onore».

Anche per quest’anno un cast di partenti veramente di prim’ordine.

«Ricordo che alla prima edizione il numero dei partenti non superava le settantacinque unità. Fu Vainsteins ad affermarsi. L’anno successivo i partenti erano più di 120 e la vittoria fu appannaggio di Paolo Bettini. Da allora, è sempre cresciuta. Quest’anno con l’avvento del Pro-Tour, la corsa gode di una posizione che ritengo ottimale, tra la San Remo e le grandi corse del Nord, senza subire la concomitanza con nessun evento del Pro Tour. Molti corridori hanno scelto questa la “Settimana Internazionale” per cercare una rivincita della Classicissima ed anche per ottimizzare la preparazione in funzione delle corse del Belgio e del pavé. Devo dire che come Gruppo Sportivo GS EMILIA, possiamo fregiarci di diritto il merito di non aver ceduto alle pressioni di chi ci invitava a cambiare la data all’evento e questa scelta è stata premiata da una starting-list prestigiosa a cominciare dai nomi di Cunego, Petacchi, Bettini, Garzelli, Cioni, Rogers, Casagrande, Axel Merckx, Svorada, Kirchen, e l’ultimo vincitore Figueras. Chiedo scusa se ho omesso qualche nome e rimando gli appassionati a consultare l’elenco iscritti sul sito ufficiale della corsa, www.gsemilia.it».

Il percorso rispecchierà le caratteristiche di quello degli ultimi anni?

«Sì, abbiamo mantenuto la fisionomia di un percorso scorrevole ma non troppo, duro ma non eccessivamente. Sostanzialmente lo definirei ben equilibrato. Proponiamo una bella cronosquadre di 12 kilometri alla prima giornata, preceduta da una breve semitappa al mattino, così tanto per smuovere le acque. Il giorno successivo invece, ci sarà subito una bellissima tappa di 206 kilometri, che porterà i corridori da Riccione a Faenza attraverso le doppie scalate del Monte Trebbio e del Casale, sulla falsariga della tappa del Giro d’Italia 2003 vinta da Arvesen e dove Gilberto Simoni indossò la maglia rosa per portarla sino alla conclusione a Milano. Ci sarà poi un’altra tappa per velocisti a Finale Emilia per concludere con le ultime due prove particolarmente adatte a colpi di mano, con percorsi insidiosi intorno all’Appennino e con arrivi rispettivamente a Serramazzoni e Sassuolo».

Non sarebbe stato più opportuno optare per una cronometro individuale invece di una cronosquadre?

«Le cronometro individuali ce le hanno un po’ tutti. La conosquadre inoltre è una prova molto spettacolare, molto suggestiva la logica dei cambi in corsa, un bello spettacolo sotto il profilo puramente tecnico. In Italia al momento, nessuno propone questo tipo di prova e del resto i corridori al Tour dovranno pur farla. Contrariamente al Tour, per noi sarà valido invece, il tempo effettivo calcolato sul quinto corridore di ogni squadra. Alle origini anche noi attribuivamo dei distacchi virtuali secondo una logica di 2” di distacco da ogni piazzamento. Si finiva però che la squadra che otteneva l’ultima posizione, su venti squadre presenti, avesse un distacco dal leader di 40”, un margine che comparato con il tempo effettivamente ottenuto, risultava troppo ingente. Per questo motivo i Direttori sportivi ci hanno chiesto di adottare la logica del tempo reale e noi ci siamo opportunamente adeguati».

Non può darsi che la Classifica Generale finale sia un po’ troppo figlia di questa prova?

«Non credo, per vincere sarà sicuramente necessario riuscire a fare la differenza anche su altri tipi di percorso. Non dimentichiamo che nelle prove in linea ci saranno gli abbuoni e che già il primo giorno il leader potrebbe nascere più dalla prova del mattino che non dalla cronosquadre. Insisto a dire che siamo stati attenti a tutto e che da un punto di vista di percorso sarà una corsa all’insegna dell’equilibrio. Non dimentichiamoci che nelle ultime due edizioni la corsa si è sempre giocata sul filo del rasoio».

In Italia oltre al Giro, l’altra gara a tappe presente nel Pro-Tour è la Tirreno-Adriatico, svoltasi di recente. Purtroppo per rientrare in questa speciale categoria, l’UCI strizza l’occhio più alla geografia, cercando di allargare i confini storici del movimento, che non magari alla tradizione. È auspicabile allora un riconoscimento della “Coppi e Bartali” da parte del Pro-Tour?

«Certamente l’ambizione di crescere, fregiandosi del titolo di competizione Pro-Tour può essere molto appetibile. Bisogna tuttavia restare con i piedi per terra e vedere se da un punto di vista economico il progetto è fattibile. Allo stato delle cose penso che inserita così felicemente nel calendario ciclistico, sia meglio lasciare le cose come sono. In fondo saranno presenti ben sette squadre Pro-Tour, e si darà l’opportunità anche alle altre squadre italiane di correre questa corsa, cosa che secondo la logica Pro-Tour, questo non sarebbe stato possibile».

Può darsi però che aumentando il prestigio della corsa, si potrebbero affacciare anche nuovi sponsor, ed aumenterebbero quindi le risorse a disposizione.

«Non è che voglio porre dei limiti, voglio soltanto dire che a fronte dell’aumento certo dei costi, potrebbe non necessariamente corrispondere un altrettanto aumento delle risorse.

Bisognerà allora partire da un progetto concreto. Se pervenisse la proposta da parte dell’UCI ad entrare a far parte del Pro-Tour, è opportuno che questa avvenga nei tempi opportuni, in cui sia valutata la possibilità di sondare gli eventuali sponsor a cominciare da quelli attuali. La VILLANI ad esempio è molto interessata al mercato tedesco, polacco e francese; la BEGHELLI a quello del Nord Europa. Serve però un lasso di tempo ragionevole in cui sia possibile ragionare attentamente e pianificare dei seri budget.

Non credo che assumersi l’impegno e poi non onorarlo, sia un comportamento molto edificante. Comunque, la “Settimana Internazionale” è bellissima ed avvincente già così.

Godiamoci allora lo spettacolo che ci attende nei prossimi giorni».

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