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GIUGNO 2002
LA MORTE DI WLADIMIRO PANIZZA


CASSANO MAGNAGO (Varese), 21 giugno 2002 - Wladimiro Panizza, popolare ex-professionista varesino, è morto questa mattina nella sua casa di Cassano Magnago.

Un attacco cardiaco gli è stato fatale.

Originario di Fornaci di Fagnano Olona, Panizza da tempo malato di cuore, è stato uno dei corridori italiani più amati degli anni 60 e 70; correndo fino all'età di 40 anni, ha raggiunto il suo massimo successo a 35 anni, con il secondo posto al Giro d'Italia del 1980 alle spalle di Bernard Hinault.

Protagonista di tanti piazzamenti "Miro" ha corso per la Bianchi e la Gis, come prezioso gregario prima di Moser e poi di Saronni, guadagnandosi gli appellativi di eterno secondo e la "Roccia".

Al termine della carriera nel 1985, ha ricoperto il ruolo di direttore sportivo.

Negli ultimi tempi le sue condizioni fisiche si erano aggravate; solo lo scorso lunedì era stato dimesso da una clinica specializzata milanese ed il caldo torrido di questi giorni ha influito negativamente sul prematuro abbandono alla vita. Lascia la moglie Mariarosa e un figlio, Massimiliano, di trent'anni.

di Michele Lugeri

"Ciao, spilungone!".
Mio fratello, che è alto due metri, torna a casa e riferisce queste parole.
"Me lo ha detto Panizza, passava con tutta la Scic..."
Eravamo ragazzini, all'epoca, e mi sembra di ricordare che il Giro di Sardegna avesse l'abitudine di cominciare la corsa proprio a Roma. Cronoprologo o trasferimento, Miro non perdeva l'occasione di mostrare la propria semplicità: era il corridore professionista che salutava il pubblico...
Non voglio andare a scavare nelle cineteche e frugare negli annali tutti i risultati del tenace, saggio e generoso Wladimiro Panizza: i numeri non possono rendere il giusto omaggio al campione che ci ha lasciati.
Allora mi abbandono ai flash che riaffiorano nella memoria... ed ecco un corridore furbetto saccheggiava un camion carico di bevande al grido di "Paga Torriani!" che mi riporta al magico 1980: Miro in maglia rosa, poi lo Stelvio e sua maestà Roi Bernard Hinault.
Il Giro era appena terminato ed io invece attaccavo le prime rampe degli esami di terza media, i primi con tutte le materie e senza il latino.
Prova orale di Ginnastica: tesina sul ciclismo. Storia, mezzo tecnico, specialità, protagonisti. Domanda a bruciapelo del prof: "Chi ha vinto il Giro?...Anzi chi avresti voluto che vincesse?".
Con un sorriso dissi: "Panizza", perché da tanti anni era sempre li con i primi, con Merckx, Gimondi, Fuente, poi Moser, Saronni, Maertens, Hinault.
Perché l'immagine del vecchio Panizza in lacrime per la maglia rosa vestita sugli appennini abbracciato e consolato dal giovane Saronni ha commosso tutti.
Ma lo stupore più grande fu vedere sui giornali, qualche giorno dopo, lui, Miro Panizza, seduto sui banchi di scuola come fosse uno dei miei compagni.
Forse faccio confusione con gli anni, ma voglio abbandonarmi completamente al vago ricordo...non è importante sapere quando Panizza abbia affrontato gli esami di terza media o se non fosse addirittura la licenza elementare: è bello ricordare quell'immagine, quell'intervista..."Per andare in bicicletta ho fatto tanti tanti sacrifici, e non sono riuscito neanche a finire la scuola...adesso è il momento di pensare al futuro, a quando sarò sceso di bici...e poi voglio dare un buon esempio a mio figlio". Che doveva avere neanche dieci anni: un compagno di banco del papà!

Scende di bici, Miro, e trova nuovi compiti tra la gente che ha amato e che lo ha amato: per anni è stato un temibile sceriffo degli arrivi del Giro.
Armato di fischietto e paletta smistava moto e corridori cento metri dopo la linea, dove la fatica finalmente si impossessa dei ciclisti e la concentrazione viene meno. Eppure trovava spazio per ognuno stabilendo l'ordine.
Giro 1994, circuito di Fiuggi. Quante volte ho urlato il suo nome a un paio di metri di distanza...non ha battuto ciglio Miro Panizza mentre scrutava un gruppo di ritardatari da instradare. Così l'ho dovuto fotografare di profilo...

Ma l'incontro più ravvicinato è successo lo scorso novembre.
La socità ciclistica Favaro Veneto, per cui sono tesserato FCI come cicloamatore, festeggiava i venticinque anni di attività in concomitanza con il ritrovo delle "Vecchie Glorie del Ciclismo Triveneto".
Si erano ritrovati campioni del calibro di Giordano Cottur, classe 1914, Ercole Baldini, Nane Pinarello, Franco Bitossi e Wladimiro Panizza.
Tutti sono stati applauditi, ma per Miro i presenti hanno riservato il saluto più caloroso.
"Ho fatto diciotto giri d'Italia e ne ho finiti sedici...ho faticato tanto, ma sono ancora in gamba signore mie! piano piano faccio tutto e vado dappertutto!"

Grande Cuore di Miro Panizza, ci hai fatto un ultimo brutto scherzo ma il sorriso che ci hai fatto conoscere pedalerà sempre con tutti noi.