di Michele Lugeri
"Ciao,
spilungone!".
Mio fratello, che è alto due metri, torna a casa
e riferisce queste parole.
"Me lo ha detto Panizza, passava con tutta la Scic..."
Eravamo ragazzini, all'epoca, e mi sembra di ricordare che
il Giro di Sardegna avesse l'abitudine di cominciare la
corsa proprio a Roma. Cronoprologo o trasferimento, Miro
non perdeva l'occasione di mostrare la propria semplicità:
era il corridore professionista che salutava il pubblico...
Non voglio andare a scavare nelle cineteche e frugare negli
annali tutti i risultati del tenace, saggio e generoso Wladimiro
Panizza: i numeri non possono rendere il giusto omaggio
al campione che ci ha lasciati.
Allora mi abbandono ai flash che riaffiorano nella memoria...
ed ecco un corridore furbetto saccheggiava un camion carico
di bevande al grido di "Paga Torriani!" che mi
riporta al magico 1980: Miro in maglia rosa, poi lo Stelvio
e sua maestà Roi Bernard Hinault.
Il Giro era appena terminato ed io invece attaccavo le prime
rampe degli esami di terza media, i primi con tutte le materie
e senza il latino.
Prova orale di Ginnastica: tesina sul ciclismo. Storia,
mezzo tecnico, specialità, protagonisti. Domanda
a bruciapelo del prof: "Chi ha vinto il Giro?...Anzi
chi avresti voluto che vincesse?".
Con un sorriso dissi: "Panizza", perché
da tanti anni era sempre li con i primi, con Merckx, Gimondi,
Fuente, poi Moser, Saronni, Maertens, Hinault.
Perché l'immagine del vecchio Panizza in lacrime
per la maglia rosa vestita sugli appennini abbracciato e
consolato dal giovane Saronni ha commosso tutti.
Ma lo stupore più grande fu vedere sui giornali,
qualche giorno dopo, lui, Miro Panizza, seduto sui banchi
di scuola come fosse uno dei miei compagni.
Forse faccio confusione con gli anni, ma voglio abbandonarmi
completamente al vago ricordo...non è importante
sapere quando Panizza abbia affrontato gli esami di terza
media o se non fosse addirittura la licenza elementare:
è bello ricordare quell'immagine, quell'intervista..."Per
andare in bicicletta ho fatto tanti tanti sacrifici, e non
sono riuscito neanche a finire la scuola...adesso è
il momento di pensare al futuro, a quando sarò sceso
di bici...e poi voglio dare un buon esempio a mio figlio".
Che doveva avere neanche dieci anni: un compagno di banco
del papà!
Scende
di bici, Miro, e trova nuovi compiti tra la gente che ha amato
e che lo ha amato: per anni è stato un temibile sceriffo
degli arrivi del Giro.
Armato di fischietto e paletta smistava moto e corridori cento
metri dopo la linea, dove la fatica finalmente si impossessa
dei ciclisti e la concentrazione viene meno. Eppure trovava
spazio per ognuno stabilendo l'ordine.
Giro 1994, circuito di Fiuggi. Quante volte ho urlato il suo
nome a un paio di metri di distanza...non ha battuto ciglio
Miro Panizza mentre scrutava un gruppo di ritardatari da instradare.
Così l'ho dovuto fotografare di profilo...
Ma
l'incontro più ravvicinato è successo lo scorso
novembre.
La socità ciclistica Favaro Veneto, per cui sono tesserato
FCI come cicloamatore, festeggiava i venticinque anni di attività
in concomitanza con il ritrovo delle "Vecchie Glorie
del Ciclismo Triveneto".
Si erano ritrovati campioni del calibro di Giordano Cottur,
classe 1914, Ercole Baldini, Nane Pinarello, Franco Bitossi
e Wladimiro Panizza.
Tutti sono stati applauditi, ma per Miro i presenti hanno
riservato il saluto più caloroso.
"Ho fatto diciotto giri d'Italia e ne ho finiti sedici...ho
faticato tanto, ma sono ancora in gamba signore mie! piano
piano faccio tutto e vado dappertutto!"
Grande
Cuore di Miro Panizza, ci hai fatto un ultimo brutto scherzo
ma il sorriso che ci hai fatto conoscere pedalerà sempre
con tutti noi.
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