Cesena,
24 agosto 2001 - Alle
ore 13 di venerdì 24 agosto si è spento all'età
di 69 anni, al Policlinico di Milano, dove era ricoverato in seguito
ad una leucemia, Adriano De Zan, la storica voce del ciclismo
italiano.
Il
giornalista, nato a Roma il 20 maggio 1932, era in pensione dal 1997,
ma la passione per il suo lavoro e per il ciclismo, lo hanno tenuto
vicino al suo ambiente fino alla fine, nonostante la malattia, . L'ultima
sua telecronaca la ricordiamo al G.P. di Camaiore, quando Adriano era
visibilmente segnato dal male che lo aveva debilitato nel suo fisico,
ma non nella sua voce, ancora forte nel narrare la vittoria di Michele
Bartoli.
"Addio
dunque Adriano, ti ricorderemo come il commentatore più
profondo; tu che hai narrato con il cuore in gola, le gesta dei campioni
degli ultimo 50 anni".
De Zan iniziò la sua carriera di telecronista per la Rai,
alla quale rimase sempre fedele, nel 1954 con la Milano Sanremo. Fu
amore a prima vista e da allora il nome di De Zan fu sinonimo
di ciclismo, tanto che anche suo figlio, Davide è oggi
un affermato commentatore sportivo.
Oltre
che al figlio Davide, Adriano lascia in eredità
il suo microfono agli stimati colleghi Davide Cassani ed Auro
Bulbarelli che con estrema efficacia si sono prima avvicendati e
poi hanno sostituito il grande telecronista a partire dall'ultimo Giro
d'Italia.
Tutta
la redazione di Bikenews.it, da Bruno Achilli, Andrea
e Franco Magnani a Michele Lugeri e Cristian Gualandris,
si stringe in segno di cordoglio intorno alla famiglia De Zan
ed a quella del ciclismo italiano.
L'ultima
festa di compleanno di Adriano De Zan al Giro d'Italia, nella 1ª
tappa di Francavilla al Mare, assieme a colleghi ed amici, campioni
di ciclismo. Foto
di Michele Lugeri
UN
MICROFONO SOTTO IL NASO
Si
è spento Adriano De Zan
Roma,
24/08/01
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di
Michele Lugeri
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E'
morto Adriano De Zan, amante come pochi del ciclismo; fratello,
amico e padre di tre generazioni di ciclisti; pioniere della televisione.
Queste le qualità inscindibili che formano l'animo della voce
più popolare e conosciuta del ciclismo e dello sport.
Giovanissimo
ha conosciuto Coppi e Bartali, poi l'amicizia con Nencini,
il piacere di maturare commentando l'ascesa di Gimondi e Merckx;
di Moser e Saronni. L'affetto paterno verso Bugno,
Chiappucci, Indurain. La gioia di assistere all'ascesa
dei giovanissimi iridati Cunego, Figueras, Giordani
e Basso.
Con
De Zan se ne va quella capacità di raccontare il ciclismo
come se scaturisse da un linguaggio interiore, un linguaggio creato
e non imparato come solo chi, come lui, è nato insieme alla televisione
poteva fare.
Niente scuola, niente di artefatto: la vita vissuta e raccontata "in
diretta" è stata sua maestra.
Ed è naturale che nessun altro commentatore è ancora riuscito
fin qui a tessere un modo nuovo o diverso di parlare di sport.
E l'intreccio tra il De Zan telecronista ed il De Zan
appassionato atleta - correva eccome in bicicletta
- rimarrà
insuperato.
Come non ricordare lo strazio della perdita di Casartelli o del
trionfo di Moser nell'Arena di Verona?
Questi sentimenti puri, cristallini, hanno mitizzato la figura fino
a compararla a quella dei ciclisti di cui narrava le imprese.
E non a caso solo sulle strade del Giro si leggono le mitiche scritte
"W DE ZAN"; al Tour mai nessuno s'è sognato
di scrivere un "Allez Jean Paul Olivier"
.
De Zan è sempre stato parte integrante del mondo del ciclismo,
così tanto che anche nei nostri giochi di spiaggia, nelle infinite
piste di sabbia su cui sfrecciavano le palline dei nostri beniamini
del pedale c'era posto per lui: bastava prendere un semplice piccolo
rastrello con cui giocavamo da bambini negli anni settanta e porlo sotto
il naso, ad imitare quei curiosissimi microfoni di trent'anni fa.
Così, anche sui nostri rettilinei finali le palline venivano
accompagnate dal suo commento che ha reso immortali "Zuanel, Passuello
e Casiraghi
nell'ordine".
Adriano
De Zan: UN UOMO DAL CUORE D'ORO
Cesena,
24/08/01
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di
Andrea Magnani
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Il
mio ricordo di Adriano De Zan
Era
poco tempo fa, per la precisione un sabato del marzo 2001, quando conobbi
per la prima volta il grande De Zan. Ero in Abruzzo a Tollo alla
presentazione della squadra ciclistica Cantina Tollo-Acqua&Sapone
e Adriano era il presentatore della manifestazione.
Adriano
fu gentile e disponibile a parlare con tutti di ciclismo e fin qui nulla
di speciale, era il solito De Zan, quello stravisto e strasentito
tante volte in televisione, ma ad un certo punto, proprio nel bel mezzo
della presentazione, il grande telecronista, si ferma lasciando gli
sponsor, i corridori e i dirigenti della squadra per un fuoriprogramma
che mi ha fatto capire chi era veramente quell'uomo.
Quel
ragazzo di quasi 69 anni si alza in piedi e si incammina verso il fondo
del salone con in mano un cappellino della squadra raggiungendo un tifoso
speciale. Il tifoso era un "ragazzo down" in carrozzella al
quale con il cuore in gola e visibilmente emozionato, regala il berrettino
dedicandogli le future vittorie della squadra preferita.
Ne
sono certo se anche solo quel ragazzo fosse stato presente, Adriano
avrebbe onorato il suo lavoro, come per una missione: quella di divulgare
l'amore per lo sport ed i suoi immensi valori.
Con
questo, voglio semplicemente che tutti ricordino Adriano De Zan
per il suo cuore d'oro, non solo per la sua grande voce di saggio telecronista
sportivo.
Quel
giorno chiesi di scattare una fotografia a De Zan e quando Adriano
si mise in posa per me, fu semplicemente perfetto e mi sentii come un
alunno che fotografa il maestro. Quella foto è la foto di quel
giorno speciale, quella in cui è impresso il mio più bel
ricordo del grande telecronista scomparso.